Quentin Tarantino

Narrare controcorrente

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Due sono oggi i grandi narratori contemporanei della frontiera: Cormac McCarthy e Quentin Tarantino. A differenziarli praticamente tutto, tranne la scelta di andare controcorrente rispetto al proprio ambito di espressione. La Trilogia della frontiera è piena di personaggi taciturni, la cui interiorità si riflette in un’epica e una lirica del paesaggio, nella descrizione del quale McCarthy regala pagine memorabili, di straordinaria e commovente intensità visiva. Se quella di McCarthy è una letteratura di immagini e non di dialogo, quello di Tarantino è, per contro, un cinema che fa della parola e della conversazione il proprio architrave narrativo. In più, laddove McCarthy celebra il paesaggio americano, Tarantino predilige – sin dai tempi di Reservoir Dogs – gli spazi chiusi, compressi, drammaturgicamente funzionali all’esplosione di tensioni che vengono gradualmente amplificate dalla prossimità fisica dei personaggi.

Chi pensava che in The Hateful Eight il glorious format of 70mm servisse a magnificare l’imponenza della wilderness americana ha dovuto rapidamente ricredersi: nel film il paesaggio riempie lo schermo per una manciata di inquadrature, nella sequenza iniziale, poi gli spazi del film – la diligenza, l’emporio - si comprimono. È qua che Tarantino dà, peraltro non da oggi, il meglio di sé: nella costruzione di una teatralità sapientemente orchestrata intorno a una drammaturgia della coabitazione forzata, la violenza un detonatore a scoppio ritardato, una miccia lunga, lunghissima che brucia con inesorabile lentezza. Ed è proprio nei dialoghi che Tarantino esprime la propria maturità, nella fattispecie la sua determinazione, da Inglorious Basterds in poi, a fare i conti con la Storia.

In questo film ritroviamo l’ulteriore sviluppo di un tema già centrale in Django: il valore economico dei corpi, ovvero la capacità del Capitale, colto in una fase embrionale, di dare un prezzo alla vita umana. Le taglie che pendono sulla testa dei fuorilegge, come il prezzo degli schiavi in Django, sono l’atto fondativo di una biopolitica all’epoca ancora agli albori, ma già decisamente orientata all’idea che se al corpo umano corrisponde una cifra, e viceversa, questo può allora essere impunemente fatto oggetto di commercio, consumo e dismissione.

Il sofisticato, estenuante teatro da camera di The Hateful Eight, nella sua deliberata rimozione del paesaggio americano (tematizzata dalla determinazione con cui, a più riprese, viene chiusa la porta dell’emporio), rifonda l’epopea della frontiera a partire da qualcosa di molto distante dalla bellezza perduta delle praterie di McCarthy. La contrattazione - dei corpi e delle vite – diventa il luogo generatore del west, l’epicentro di un’epica non della frontiera ma del denaro, dove le morti hanno un prezzo e le cifre un valore. L’ottavo, odioso film di Quentin Tarantino: il primo termine rimanda (tanto per cambiare) a una strategia commerciale, basata sull’autorialità del regista; il secondo al fatto che, col passare degli anni, il suo sguardo sulla violenza si sta affilando, facendosi sempre più politicamente consapevole.

The Hateful Eight
Usa, 2015, 167'
Titolo originale:
id.
Regia:
Quentin Tarantino
Sceneggiatura:
Quentin Tarantino
Fotografia:
Robert Richardson
Montaggio:
Fred Raskin
Musica:
Ennio Morricone
Cast:
Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Loggins, Demián Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, James Parks, Dana Gourrier, Zoë Bell, Lee Horsley, Gene Jones, Keith Jefferson, Craig Stark, Belinda Owino, Channing Tatum, Arnar Valur Halldórsson, Quentin Tarantino
Produzione:
Columbia Pictures, The Weinstein Company
Distribuzione:
01 Distribution

Wyoming, 1886. Il cacciatore di taglie John Ruth e la fuggitiva Daisy Domergue corrono in diligenza verso la città di Red Rock, dove Ruth, conosciuto come "The Hangman", porterà alla giustizia Domergue. Lungo la strada incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren, un ex soldato nero dell'unione diventato un famigerato cacciatore di taglie, e Chris Mannix, un rinnegato del sud che afferma di essere il nuovo sceriffo della città. Perdendo il proprio vantaggio nella bufera di neve, Ruth, Domergue, Warren e Mannix cercano rifugio al Haberdashery di Minnie, un posto di montagna in cui sostano le diligenze. Quando arrivano da Minnie, non sono accolti dal proprietario ma da quattro facce sconosciute - Bob, che si sta prendendo cura del posto di Minnie mentre lei è in visita da sua madre, Oswaldo Mobray, il boia di Red Rock, Joe Gage e il generale confederato Sanford Smithers. Mentre la tempesta si abbatte sulla montagna, i nostri otto viaggiatori scopriranno che probabilmente non riusciranno ad arrivare a Red Rock.

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