Gennaro Nunziante

Questa non è una recensione

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Checco si è costruito un’umile carriera come venditore di aspirapolvere, ma la crisi lo ha scovato. Dopo aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità è rimasto senza un soldo, ma l’incosciente bonomia di padre gli fa promettere al figlio una vacanza da sogno in cambio di una pagella perfetta, mentre la moglie operaia rischia di perdere il lavoro. Dotato dell’arte di millantare, ancor più che di quella di arrangiarsi, Checco porta il ragazzino prima da una zia che vive in un Molise preistorico e poi su su nella scala sociale fino a condividere con gli squali della finanza barche a Portofino e partite di golf.

Analizzare un film che ha incassato più di 18 (diciotto!) milioni di euro in quattro giorni non è impresa facile. Scorporare l’oggetto cinematografico dal tintinnare di monete che proviene da ogni botteghino è un’operazione complessa e vagamente pleonastica. Checco Zalone è un fenomeno che s’incarna nel box office e in quello trova il suo senso ultimo.

Dissezionare questa febbre collettiva con gli strumenti tradizionali della critica sarebbe un’attività in fin dei conti ombelicale: dal punto di vista filmico Sole a catinelle non esiste. La sceneggiatura è un canovaccio di geometria meccanica (scena-risata, scena-risata, scena-risata, ad lib), la regia è una messa in scena didascalica e di servizio, lo schermo è perennemente occupato dall’egolatria impetuosa di Checco. Di conseguenza questa non è (o non sa essere) una recensione

Va però notato un aspetto sorprendente: la sua capacità di suscitare, in un panorama in cui la polarizzazione tra chi si sente indispettito dalla deriva a spirale della commedia italiana e un cinema popolare ormai irredimibile nella sua mediocrità ridanciana, una benevolenza quasi ecumenica. Checco è un antieroe per tutte le stagioni: si fa beffe dei potenti senza eccedere in sarcasmo, glissa sul ridondante populismo anticasta (che rende ammuffito Viva l’Italia o il ritrito grottesco di Cetto La Qualunque) facendo scomparire la classe politica dalla sua rappresentazione della società, propone un tradizionalismo affettivo in chiave non ruffiana o bacchettona (anzi, ci ride sopra), utilizza un semplice linguaggio dissacratorio che sbeffeggiando tutto e tutti è in tutto e da tutti facilmente recepibile.

Giocando con l’eterna maschera del rozzo dai pochi ma incrollabili buoni sentimenti, Zalone dispensa buffetti e piccole cattiverie ribadendo all’infinito la sua maschera di orgogliosa mediocrità. È birichino senza mai essere feroce, è scioccamente furbo senza mai essere amorale, non guarda nessuno dall’alto in basso (piuttosto fa il contrario) perché alto e basso ormai non sono più categorie capaci di produrre senso. Gattopardescamente, tra i comici di derivazione televisiva, è l’unico che ha saputo rinnovarsi senza cambiare niente.

Il personaggio Checco conosce i meccanismi elementari della comicità e li usa creando una relazione identitaria di mediocrità tra sé e il pubblico, che si sbellica accettando quello specchio deformante che riflette il nostro vuoto riempiendolo di acritica simpatia. Ed è questo l’aspetto sociologicamente più interessante (e a suo modo ribelle) dei suoi film.

 

Sole a catinelle
Italia, 2013, n.d.
Titolo originale:
Sole a catinelle
Regia:
Gennaro Nunziante
Sceneggiatura:
Checco Zalone, Gennaro NunzianteRobert Dancs, Gennaro NunzianteRobert Dancs
Cast:
Aurore Erguy, Checco Zalone, Lydia Biondi, Miriam Dalmazio, Orsetta De Rossi, Orsetta De Rossi, Robert Dancs, Ruben Aprea, Valeria Cavalli
Produzione:
Taodue
Distribuzione:
Medusa Film

"Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno". È questa la promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Fin qui tutto bene, il problema è che Checco, venditore di aspirapolvere in piena crisi sia con il fatturato che con la moglie, non può permettersi di regalare al figlio nemmeno un giorno al mare. E quando Nicolò riceve la pagella perfetta, la promessa va mantenuta. Fortuna che a Checco non manca l’ottimismo; partito con la speranza, delusa, di vendere qualche aspirapolvere ai suoi parenti in Molise, si ritrova a casa di Zoe, una ricchissima ragazza che ha un figlio proprio dell’età di Nicolò. Nasce un’amicizia tra i due bambini e Zoe “adotta” Checco e Nicolò e li fa entrare nel suo mondo: inviti a party esclusivi, bagni in piscine fantastiche e ancora yacht, cavalli, campi da golf, serate a Portofino.

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