The Happy Prince di Rupert Everett

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The Happy Prince è frutto di una grande storia d’amore: quello nutrito nei confronti di Oscar Wilde da Rupert Everett, sceneggiatore, regista e interprete principale del film. L’impronta più interessante e sottile di questo omaggio cinematografico risiede nella struttura narrativa sulla quale è impostato: Everett decide infatti di dare corpo al drammaturgo irlandese concentrandosi sugli ultimi anni della sua vita, quelli più cupi, meno prolifici, più insoliti. Questo perché The Happy Prince non vuole essere un biopic su Oscar Wilde, ma con Oscar Wilde. 

Il corpo, la voce, la postura e la morale dello scrittore irlandese sono costantemente al centro dell’attenzione, oscurando quasi completamente i processi creativi o lo studio del lavoro da lui concepito. A Everett non interessa ricostruire un percorso artistico, quanto restituire l’interpretazione ben precisa di una personalità.

Sono queste le ragioni che spingono Rupert Everett a ingabbiare il suo Wilde con una regia asfissiante e claustrofobica, prediligendo spazi chiusi e angusti in cui inscenare il racconto e adottando tagli di ripresa molto stretti. Nel film si respira lo stesso clima torbido e pesante che Wilde patì nei suoi ultimi anni, tra i lavori forzati della prigionia e l’esilio a Parigi. Everett toglie l’aria al protagonista braccandolo psicologicamente, sottolineando le sue difficoltà economiche e insistendo sulla pressione dell’opinione pubblica, sempre più ossessionata dalla sua omosessualità.

Nonostante alcuni scivoloni retorici e passaggi dal gusto televisivo, The Happy Prince riesce a suggerire un dialogo necessario tra il presente storico in cui è stato prodotto e il passato che rievoca, dimostrando che, oggi come allora, la passione vibrante è la sola qualità che rende uniche le persone. Che si tratti di una spinta letteraria o di cinema, se questa luce venisse a mancare, allora dovremmo fare i conti con tempi più bui ancora di quanto possiamo immaginare, o con le sofferenze patite in fin di vita dal povero, grandissimo Oscar Wilde.