Blue Jasmine di Woody Allen

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Questa sera (mercoledì 19 luglio) su Iris alle 21 c’è Blue Jasmine di Woody Allen. Uno dei grandi film dell’ultimissimo periodo alleniano con una strepitosa Cate Blanchett. Ecco uno dei pezzi - a firma di Roberto Chiesi - che Cinefroum.it dedicò al film al tempo dell’uscita nel dicembre 2013.


Una bionda sofisticata ed elegante parla parla parla e continua a parlare di sé all'anziana compagna di viaggio in aereo. Solo nel momento in cui si congedano scopriremo che quest'ultima non la conosce affatto ma ne stava subendo la logorrea inarrestabile. È una tipica, divertente gag di Woody Allen, che introduce Jeanette (una prodigiosa Cate Blanchett), l'eroina di Blue Jasmine, approdata a San Francisco dopo un'ancora vaga catastrofe che l'ha strappata dall'Upper East Side e da New York, lasciandola senza un soldo ma non privandola della sua aria sofisticata e snob, delle valige Vuitton e dell'esigenza di viaggiare in prima classe.

Bella e nevrotica, sembra l'ennesima variante dell'eterno femminino secondo Allen, protagonista di una commedia incentrata sul décalage fra la bella svampita e la realtà, gli altri, la vita. Non è così. Via via che procede alternando magistralmente il presente ai flashback – con ancora maggior estro e finezza che in Un'altra donna – si scoprono le tonalità sempre più amare e nere della storia di una donna vissuta nell'illusione, nell'inganno e nell'autoinganno, fin dal nome fittizio che si è attribuita (Jasmine, appunto).

Ha trascorso i suoi “anni felici” accanto a un marito finanziere, Hal (ispirato a Bernard Madoff), di cui fingeva di non vedere le attività truffaldine e di cui scoprì solo tardivamente i ripetuti tradimenti. La fine della ricca vita spesa fra ricevimenti, beneficenze e mondanità assortite, ha sprofondato Jasmine in una crisi depressiva curata con pillole e Martini, e l'ha sradicata dal suo mondo, obbligandola a sporcarsi con la realtà, il lavoro, i sacrifici.

Anni di vita dorata avevano infatti fatto dimenticare alla donna di avere condiviso le sofferenze di un'infanzia da orfana con Ginger (Sally Hawkins, bravissima, sensibile ed esuberante come sempre), meno fortunata di lei e più generosa, dato che la ospita nella sua casa modesta, sopportando il disprezzo della "sorella" verso i propri rozzi compagni.

Calando il racconto in cromatismi gialli e oro (colori della venalità e del tradimento), Allen reinterpreta con ritrovata vitalità creativa Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams: Jasmine ricorda infatti Blanche Dubois (interpretata dalla Blanchett sulle scene), che mentiva a se stessa per sopportare la trivialità di La Nouvelle-Orléans (la ricorda in particolare nella scena in cui, con il trucco disfatto, accoglie il marito a casa dopo che ne ha scoperto i tradimenti) e naufragava nella follia, mentre Jasmine sembra destinata alla schizofrenia.

All'omosessualità dissimulata del coniuge nella pièce di Williams, subentrano in Allen gli inganni dell'adulterio e delle truffe finanziarie e soprattutto l'attitudine a voltare lo sguardo altrove, aderendo al credo in una realtà fittizia e artificiale. Sono i lineamenti di un crudele ritratto dell'alta borghesia statunitense aggiornato ai tempi della crisi e costituiscono anche l'occasione per un impietoso confronto fra classi diverse, appunto la storia di Ginger, cassiera in un supermercato, e dei suoi amori proletari, che scorre parallela e con tratti speculari a quella della declassata Jasmine. Con l'unica eccezione di Chili, grezzo ma sinceramente innamorato, non vengono risparmiati i personaggi maschili, che si rivelano ipocriti e opportunisti.