Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan

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Questa sera in prima serata su La7 Caccia a Ottobre Rosso: un classico del thriller d'azione - diretto dal regista di Trappola di cristallo. Un film che riflette, in maniera un po' naïf, sulla fine della guerra fredda dal punto di vista dell'action cinematografico - come scriveva Giorgio Rinaldi in questo pezzo comparso su Cineforum 300 nel dicembre 1990.


È un film d'avventura, per platee familiari, come non ne vedevamo da un pezzo (anche per nostra scelta), ma è un film che ci dice quanto poco il genere possa rinnovarsi e quanto sia dipendente da stereotipi (in questo caso) politici. Film d'avventura, questa Caccia a Ottobre Rosso. Ma di quelli che si facevano un tempo, capaci d'avvincere ingannando, proiettandoci nel mondo delle praterie o della fantascienza, non di quelli cosiddetti moderni dove l'interesse del regista è concentrato sulla rilettura del genere, sul sistema dei segni, e quello dello spettatore, poco attento alle intenzioni dell'autore, rivolto quasi solo all'effetto speciale. Questo film crede nella storia che racconta. Dà il giusto rilievo all'intreccio e allo scontro di intelligenze. Costruisce l'amicizia a distanza tra il comandante lituano e l'agente della Cia secondo uno schema ruffiano ed astuto. Usa le scenografie necessarie e i personaggi-manichino che permettono di non distrarsi dall'azione. Utilizza come protagonista un divo carismatico che esclude che il personaggio possa rivelarsi negativo (come la suspence del racconto raccomanderebbe), ma che consente di potenziare le qualità emotive. Le sequenze relative alla partenza del sommergibile (con i campi-controcampi, le pause, le musiche, i carrelli, il missaggio e la barba bianca e il colbacco nero di Connery) potrebbero entrare in una piccola antologia del genere.

L'impegno del regista John McTiernan va apprezzato soprattutto per la fedeltà ai precetti antichi del genere che salvano la navigazione dell'Ottobre Rosso da Scilla e Carriddi, e cioè dalle secche della cosiddetta crisi del racconto e dai gorghi degli eccessi spettacolari. Anzi i limiti del film sono quelli di non rispettare fino in fondo questi impegni su più di un fronte. il regista mostra di amare un po' troppo le macchine, che invece dovrebbero restare pannelli lucenti e misteriosi. La storia, complice la tecnologia dei sommergibili, non è sempre comprensibile dallo spettatore, soprattutto nel crescendo finale. I siluri partono con potenzialità e limiti talvolta non ben chiari. I personaggi sono esili quanto è necessario, ma sono serviti da attori che cercano di dargli la credibilità che non possono avere. Paradossalmente, in questo mondo di convenzioni, va bene il balletto delle lingue dell'edizione italiana (che potrebbe sembrare un vero misfatto), dove i russi all'inizio parlano russo, ma poi, continuando a dialogare tra loro, parlano... la lingua in cui si esprimono i personaggi americani, salvo poi recuperare il russo per comunicare tra loro tenendo all'oscuro gli americani. Il paradosso è che i russi parlano l'americano (o, se preferite, l'italiano) quando sono tra loro e il russo quando sono con gli americani.

Per raccontare avventure terrestri e contemporanee, Caccia a Ottobre Rosso si situa nel mondo della guerra fredda e caratterizza i personaggi secondo quegli stereotipi. In gran parte mediocri, come ben esemplificano il consigliere per la sicurezza e l'ambasciatore sovietico nei loro convenzionalissimi dialoghi. Non c'è – è vero – anticomunismo militante, ormai fuori corso, ma l'utilizzo passivo di fatti e personaggi che hanno nutrito quell'anticomunismo. E non manca anche la spiegazione piccolo borghese che muove alla fuga il comandante e il suo secondo. Nulla di ripugnante, sia ben chiaro (e peraltro giustificato dal fatto che la vicenda è ambientata nel1984, e cioè in tempi pregorbacioviani, e si richiama ad un fatto accaduto addirittura nel 1975), ma rivelatore che la fine della contrapposizione dei blocchi non ha saputo ancora conquistare il suo posto sullo schermo. L'equilibrio del terrore è stato spesso spettacolo. E la guerra fredda ha saputo talvolta dar passione a gialli mediocri. Entrambi i temi hanno dovuto sfruttare la contrapposizione tra Bene e Male e cioè, secondo la semplificazione hollywoodiana, tra socialismo e capitalismo. Il calendario politico dice che quei tempi sono passati, ma l'industria cinematografica attende garanzie (di dividendi) per votarsi alla pace.