Midnight Special di Jeff Nichols

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Su Italia 1, alle 23.20, prima visione tv per uno strano e sfortunato film di Jeff Nichols, Midnight Special, omaggio del regista americano al cinema di fantascienza degli anni 80, a Starman di Carpenter e agli incontri ravvicinati di Spielberg. Riproponiamo la recensione scritta da Roberto Manassero quando il film venne presentato al festival di Berlino, nel 2016. 

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Una famiglia in fuga, un bambino con poteri soprannaturali, l’FBI e l’esercito all’inseguimento, la rincorsa verso il luogo dove fare ritorno a casa. E poi, ancora, le strade del Texas percorse ad alta velocità, i motel, gli esperimenti sul bambino, lo scienziato che capisce tutto e aiuta i fuggitivi, lo scenario della provincia agreste illuminato da improvvise, abbaglianti apparizione del fantastico.

Midnight Special, fin dal titolo che evoca visioni e programmazioni cinematografiche sognanti, riprende un immaginario arcinoto (proveniente in buona parte del ricordo degli anni ’80) e sfrutta a piene mani un patrimonio di conoscenze cinefile di massa. E.T., Starman, Navigator, Stephen King, Spielberg, Carpenter, volendo anche Shyamalan, e il tutto non come citazione ma come racconto a memoria, omaggio di cuore e di testa.

Nichols racconta il melodramma familiare di due genitori che devono dire addio al loro figlio; affronta almeno inizialmente l’ossessione americana per la divinità in terra, per la rivelazione concreta di Dio fra gli uomini; oppone scienza e fede, amore e libertà, setta religiosa e legame familiare. Non si fa mancare nulla, e ovviamente ci mette troppo, forte del fatto che ogni aspetto, passaggio o figura del suo film è riconoscibilissimo e riconducibile a un modello originario. Tutto è esposto, rivelato senza nascondimenti, ed è sviluppato secondo una modalità ultrarealista molto in voga oggi, con effetti speciali realistici e parsimoniosi, seriosità solenne di fondo, emozione, sofferenza e rinuncia.

C’è una sola cosa che non torna in questo catalogo di vagheggiamenti spettatoriali: il fatto che l’alieno al centro del film, colui che viene da lontano, l’altro, l’altrove, il mistero che l’uomo ammanta di amore paterno o potere divino, è in realtà invisibile. O meglio: presente in carne e ossa, poi a un certo punto presente anche sotto forma (abbastanza stupefacente) di città, ponti e strade e meraviglie architettoniche, come parte di una realtà sovrapposta alla nostra e nascosta alla vista. Il bambino magico di Nichols abita un mondo che risiede al di là del reale stesso, un mondo in più che raddoppia la Terra, la guarda e la possiede.

Viene in mente l’inizio della Guerra dei mondi di Spielberg, gli alieni che invadono una Terra in realtà colonizzata secoli prima all’insaputa dell'uomo. Nichols, ovviamente, arrivando dopo, va oltre e il suo alieno si sovrappone, letteralmente, non solo al mondo ma all’immagine stessa. Si sovrappone, la lascia fuoricampo e la supera.

Midnight Special è senza dubbio paccottiglia contemporanea, arte da aeroporto traslata al cinema, e forse in una accezione nemmeno troppo negativa. Ma è altrettanto vero che, in tutta la sua perfezione derivativa, riflette e dice cose non scontate sulla necessità di trovare, dentro le immagini e anche oltre, l’alternativa a un immaginario che vive e gode della propria saturazione.