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Still Alice, ritratto di una giovane donna malata di Alzheimer (interpretata da Julianne Moore), sarà trasmesso questa sera, lunedì 10 luglio, alle 21.30 su Rai 1. Pubblicchiamo una estratto della recensione di Tina Porcelli comparsa sul n. 542 di Cineforum.


Dopo Le pagine della nostra vita e Away from Her - Lontano da lei, Still Alice aggiunge un nuovo capitolo cinematografico alla malattia dell’Alzheimer, raccontando però una vita ancora giovane, interrotta nel mezzo. E se, come scriveva Pasolini, la morte è il momento conclusivo della vita di un uomo, l’evento a partire dal quale si può rileggere tutta la sua esistenza per fare un montaggio a ritroso degli eventi più significativi, nel caso di Alice è come se tutto si interrompesse di colpo. Come se la moviola della vita si guastasse, gli spezzoni di pellicola restassero scol- legati e molti fotogrammi sbiadissero progressivamente arrivando a cancellare le immagini. Resta sol- tanto un mero supporto di celluloide.

Non dev’essere stato semplice per i registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland, portare sullo schermo Still Alice. Perdersi (Piemme, 2010, nuova edizione 2015), il toccante romanzo della neuropsichiatra Lisa Genova che racconta il progressivo manifestarsi dell’Alzheimer in una donna appena cinquantenne. La trasposizione visiva è stata acuita inoltre dalla difficoltà di separare la narrazione oggettiva della vicenda dai pensieri soggettivi della protagonista che, nel libro, sono differenziati con il corsivo. Nel romanzo, inoltre, la Genova scandisce efficacemente il percorso di Alice attraverso le sue tappe cliniche, utilizzando una terminologia a tratti specificatamente scientifica, a cui però accompagna metafore d’immediatezza visiva che per- mettono al lettore di percepire empaticamente il dramma della protagonista. Nel film, i registi decido- no di puntare proprio sulla soggettività dell’esperienza di Alice, facendo in modo che il pubblico viva la vicenda attraverso l’ottica della protagonista.

Ed è quindi il personaggio di Julianne Moore, magnificamente diretta, a marcare i momenti cruciali della storia. La Moore porta l’intera vita di Alice sul suo volto diafano. Dentro i suoi occhi chiari passano l’incredulità, il disappunto, la rabbia, l’avvilimento, la paura. Pensieri smarriti e sogni di vita smarriti. Tutto è su di lei. La Moore è il film, come Matthew McConaughey era Dallas Buyers Club.