Terminator 2 - Il giorno del giudizio di James Cameron

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Questa sera su Italia 1 (canale HD 506) alle 21:25 Terminator 2 – Il giorno del giudizio di James Cameron, secondo capitolo della saga e uscito nelle sale nel 1991. Su Cineforum 311 si trova l'articolo scritto da Federico Chiacchiari che qui vi riproponiamo.


125 milioni di dollari che «si vedono tutti sullo schermo», questo più o meno il costo del film «più costoso della storia del cinema» (come è stato pubblicizzato). [...] Nessuno ha discusso la mirabilia tecnologica messa in moto, tutti hanno apprezzato la «grandezza» degli effetti speciali, ma il film resta comunque - per tutti - un grande giocattolo spettacolare e niente più, ovviamente inferiore al prototipo di otto anni prima e dal costo di un decimo dell'attuale.

Siamo alle solite: appena i critici si trovano di fronte a qualcosa che, di fatto, non capiscono, riappare il ritornello dello «spettacolo commerciale», della sceneggiatura senza grosse invenzioni, e questo persino da parte degli appassionati della Scienze Fiction. Verrebbe da rileggere i trafiletti sul Terminator originale per verificare come poi certi film vengano apprezzati sempre tardivamente. Ma non vale la pena... Anche perché questo sequel di James Cameron è a tratti persino migliore dell'originale (come del resto Aliens lo era del pur bellissimo film di Ridley Scott), ed è talmente al di là di ciò che siamo abituati a vedere […].

Terminator 2 è vero cinema Cyberpunk: il tempo, lo spazio, la velocità, le vecchie e le nuove tecnologie vengono qui rimesse in gioco completamente. Tutti i punti di riferimento della nostra vita quotidiana (le piccole certezze alle quali ci attacchiamo per sentirci al sicuro, protetti dall'imprevedibile) vengono capovolti e rimescolati. Già nel primo film la circolarità temporale faceva saltare in maniera sovversiva le coordinate abituali, ma Cameron coscientemente addomesticava la visione inserendo dei personaggi ancora «credibili», degli eroi possibili: un «mostro», rappresentato dal tecnologico Terminator, una povera inconsapevole vittima (Sarah Connor), e un «salvatore», totalmente umano, anch'egli come il cyborg proveniente dal futuro («com'è viaggiare nel tempo?», «una luce bianca, un dolore. È come nascere» ... già, ma se questi discorsi li fa Kubrick è «filosofia » del cinema, se li fa questo canadese trentasettenne è cinema commerciale... ). In questo secondo episodio tutto salta: la povera vittima diviene una delle «strane» eroine femminili del cinema di Cameron (come già Sigourney Weaver in Aliens e Mary Elisabeth Mastrantonio in The Abyss), specie di combattente tenuta in prigione e considerata pazza da tutti, il bersaglio diviene il figlio di Sarah, mentre lo scontro avviene nientemeno che tra due cyborg. Ed è forse il primo film (a parte Disney, ovviamente) in cui i due personaggi principali sono degli organismi cibernetici: davvero troppo, persino per il critico più smaliziato! Schwarzenegger qui è il Terminator «buono» mandato dal futuro a proteggere il figlio di Sarah, il «salvatore» dell'umanità post-nucleare. E qui ironicamente è ridotto ad una specie di «ferro vecchio», superato prodotto militare che diviene anacronistico di fronte alle sofisticazioni incredibili del nuovo modello T-1000, in lega «polimetallica mimetica», capace di scomporsi, ricomporsi e trasformarsi in qualunque cosa. Quella di Cameron è una sfida tecnologica vera e propria, e mette in mostra le possibilità attuali di un'industria di effetti speciali rispetto a quella pur notevole dello scorso decennio: il cinema mette in scena il proprio apparato, l'industria mostra se stessa, la propria capacità tecnologica: in questo senso è un film quasi sessantottino... Anche perché, come dice proprio Cameron, questo è «un film violento contro la violenza», ed infatti il Terminator «buono» non uccide più, «impara» dalla saggezza di un bambino che si può fermare gli altri anche senza ucciderli. E il cyborg, terminato vincente lo scontro finale, si autoelimina, sublime momento «terminale» in cui la macchina diviene cosciente del proprio potenziale distruttivo e - romanticamente - si autodistrugge.

Dicevamo che Cameron è cineasta che vede molto oltre il presente, e costruisce sempre un cinema del futuro. In Abyss ha lavorato per settimane immerso sotto l'acqua ed ha poi sperimentato, con il bellissimo «alieno» marino, nuovi ed impensabili effetti visivi. Per Terminator 2 si è avvalso di una sorta di contaminazione di tecniche, dagli effetti visivi, ai trucchi fino ai computer, per realizzare qualcosa di veramente «inedito». L'Industriai Light & Magie di George Lucas ha realizzato un procedimento chiamato «morphing» che permette con una lettura delle immagini da parte di un computer attraverso punti-luce di passare da immagini «sintetiche» a quelle «vere» con un'effetto di realismo a tratti stupefacente […]. Cameron apre nuove porte alla percezione dell'immagine cinematografica e lo fa in una storia che fa dello spazio un luogo della velocità (sorta di road movie e lunghissimo inseguimento di oltre due ore), del tempo un qualcosa che più che inseguire bisogna anticipare, della storia - come gran parte del cinema USA contemporaneo - un qualcosa da cambiare: trasformare (nella realtà magari sarà sufficiente rileggere) il passato per evitare disastri futuri. Cinema politico del futuro, almeno quanto i nostri brutti Muri di gomma sono film apolitici del passato senza neanche alcun interesse archeologico (se non a ricordarci tra vent'anni quant'era falso il neo-neorealismo degli anni ottanta... ), Terminator 2 è in realtà un messaggio proveniente dal futuro e James Cameron un pirata tecnologico, vero cowboy elettronico proveniente dal cyberspazio.