Tutto può accadere a Broadway di Peter Bogdanovich

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Questa sera su Rai2 (canale HD 502) alle 23:40, Tutto può accadere a Broadway, l'ultima commedia di Peter Bogdanovich, una screwball comedy in chiave contemporanea. Presentata fuori concorso alla 71esima Mostra di Venezia, ne scriveva su Cineforum 538 Andrea Frambosi.


Toh, chi si rivede: un film di Peter Bogdanovich! Non ci si poteva che fiondare in sala alla Mostra di Venezia alla proiezione di She’s Funny That Way, nuovo film dell’autore di L’ultimo spettacolo tornato dietro alla macchina da presa dopo più di dieci anni di assenza. Un film (proprio a partire dall’occasione veneziana) che si potrebbe prendere a pretesto per fare un discorso più generale (che non è il caso di fare in questa occasione) sul cinema, da un lato, e sulla Mostra di Venezia dall’altro (cosa ci faceva in concorso, tanto per fare un esempio, l’orribile The Cut di Fatih Akin?), ma che ha rappresentato proprio la classica boccata d’aria, tanto necessaria quanto salutare, tra un film “d’autore” e l’altro.

Ritrovare Bogdanovich vuol dire fare contemporaneamente un tuffo nel passato e, insieme, guardare con un filo di speranza al futuro. Nel passato perché, di colpo, è come se ci trovassimo tornati a quel torno d’anni – tra i primi Settanta e i primi Ottanta – nei quali il regista newyorkese sfornava lavori come Ma papà ti manda sola?, Paper Moon, Vecchia America, … e tutti risero, tanto per fare solo qualche esempio; nel futuro perché She’s Funny That Way, aggiornando all’oggi il lessico e la grande lezione (anche teorica) della cosiddetta screwball comedy, ci dice che quel tipo di cinema è ancora possibile. È ancora possibile fare film “vecchi” nell’impianto affabulatorio, nei moduli narrativi, nei caratteri dei personaggi, negli intrecci delle storie e in quelli del cuore (sono sempre, in fondo, film romantici), anche con le facce e i corpi degli attori di oggi che, giocoforza, rappresentano il “materiale” umano con cui (ri)costruire quell’universo. Vecchio e nuovo, insomma, non solo si prendono a braccetto ma, unendosi, danno ognuno il meglio di sé in un lavoro che pur nella sua leggerezza non rinuncia, qua e là, a lanciare qualche frecciatina che centra il bersaglio.

Insomma: niente di nuovo sotto il sole cinematografico, Bogdanovich stesso ha confermato durante la conferenza stampa veneziana di essersi ispirato proprio a quel cinema e soprattutto all’inarrivabile, deliziosissimo … e tutti risero, film al quale dice di essere più affezionato tra i suoi e che è citato più volte e affettuosamente in She’s Funny That Way, ma riuscendo a reinventare quel modello e a renderlo addirittura “moderno”. In altre parole, la storia della ragazzetta che sogna di fare l’attrice e che arrotonda facendo la escort e che conosce un regista teatrale (Owen Wilson che con Wes Anderson ha fortemente voluto questo film) che sta cercando un’attrice che interpreti il ruolo di una escort e proprio lei si presenta al provino per quel ruolo (è l’inizio del film), non è che sia una cosa originalissima, se proprio vogliamo sottilizzare. Ma è proprio l’utilizzo geniale del cliché, del già visto, della citazione (Lubitsch) e dell’autocitazione (il gesto ti toccarsi il naso in un certo modo come segno di riconoscimento), degli intrecci, delle agnizioni del crescendo rossiniano del finale (con un fenomenale dopofinale), che Bogdanovich dimostra che si può fare un film giovane e contemporaneo con i vecchi arnesi del mestiere: basta averceli.