"I fiori della guerra" di Zhang Yimou

Propaganda kolossal

focus top image

Zhang Yimou si è sempre distinto come autore critico della storia del proprio Paese, offrendone ritratti più realistici e lontani da quelli idilliaci di regime, passato o presente, diretto o indiretto che fosse. Una concezione di cinema, la sua, quale strumento di lettura delle contraddizioni insite nella società contemporanea (La storia di Qui Ju, Non uno di meno, La locanda della felicità) o dei vincolanti limiti della tradizione nazionale attraverso la narrazione di piccole “ribellioni” sullo sfondo di grandi eventi collettivi (Sorgo rosso, Lanterne rosse, Vivere!, l'ancora inedito in Italia Under the Hawthorn Tree).

Sorprende dunque e stona con la sua poetica l'ultimo I fiori della guerra, kolossal dal budget più alto di tutti i tempi per una produzione cinese, effetti speciali accuratissimi, trama ben architettata che – pur se con alcune facilonerie e incongruenze – soddisfa le aspettative di un ampio pubblico e si avvale di Christian Bale nei panni del falso sacerdote protagonista. Non che il regista di Hero, La foresta dei pugnali volanti e La città proibita sia estraneo a simili maxi-produzioni; a lasciare perplessi è il modo.

Adattando il romanzo della scrittrice cino-americana Geling Yan I tredici fiori della guerra (edizione italiana Rizzoli, 2012) ambientato durante la presa di Nanchino nel 1937 da parte delle truppe giapponesi, Yimou scade in un'enfasi patriottico-propagandistica schierandosi palesemente con le vittime e demonizzandone i carnefici. Così, se i soldati nipponici appaiono bruti animaleschi, bramosi di sfogare le proprie pulsioni su tredici educande di un collegio, protette solamente da un impresario funebre in abiti da prete incapace di imporre ai militari la pur fittizia autorità, le dodici prostitute rifugiatesi nel convento e il giovane chierichetto si fanno unici portatori di un etico eroismo spontaneo in cui rintracciare i valori alti di un popolo che, pur vessato, reagisce coraggiosamente al proprio destino.

Dove Nanking (Bill Guttentag, Dan Sturman, 2007) e City of Life and Death (Chuan Lu, 2009) sono riusciti a mettere in scena efficacemente ma con il dovuto distacco il “massacro di Nanchino”, il cineasta di Xi'an compie un deludente passo falso riducendo il tutto a una banale quanto retorica dicotomia buoni/cattivi.

I fiori della guerra (Jīnlíng shísān chāi, 2011) DVD italiano distribuito da Eagle Pictures dal 12 febbraio 2014