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Dieci film di Márta Mészáros al BFM

E dopo Jerzy Skolimovski e Malcolm McDowell, ecco Márta Mészáros. Un altro omaggio prestigioso offerto dalla 38ª edizione del BFM.

Il festival di Bergamo, che andrà in scena tra il 7 e il 15 marzo, ospiterà infatti una sua personale in anteprima nazionale, composta da 10 film restaurati dal National Film Institute – Film Archive – Hungary: un omaggio allo sguardo innovatore della regista ungherese, che nelle sue opere ha dato voce a donne forti e complesse, raccontando la realtà e la memoria storica del proprio Paese.

Márta Mészáros occupa una posizione unica nella storia del cinema ungherese e mondiale. Vincitrice dei premi Kossuth e Prima, di riconoscimenti alla Berlinale, a Chicago, a Cannes e in molti altri festival cinematografici internazionali, la regista è di fatto una leggenda. Insieme alle sue contemporanee Agnès Varda, Larisa Shepitko e Věra Chytilová, è una delle autrici più significative al mondo.

Prima donna ungherese a ricevere un diploma in regia cinematografica, ha dedicato i suoi film alla rappresentazione della vita delle donne (identità, devianza, ribellione femminile, intimità erotica e storia dello stalinismo in Ungheria) e il suo debutto alla regia ha catturato l'attenzione del mondo intero.

Fin da piccola ha dovuto fare i conti con la sua condizione di orfana, con la fame e le vicissitudini della storia. Márta Mészáros è nata a Budapest nel 1931. Suo padre, lo scultore d'avanguardia László Mészáros, in fuga dal fascismo, si trasferì con la famiglia nel Kirghizistan dove, allo scoppio della seconda guerra mondiale, cadde vittima delle purghe staliniane. Anche sua madre morì. La piccola Márta finì quindi in un orfanotrofio sovietico e tornò in Ungheria solo dopo la guerra. Tra il 1954 e il 1956 studiò all'Accademia di cinema di Mosca e fino al 1968 realizzò documentari sulla Romania e l'Ungheria. Gli avvenimenti autobiografici hanno ispirato la serie dei Diari, che ha riscosso un notevole successo internazionale.

Ha diretto lungometraggi fin dal 1968. Di quell'anno è, infatti, il suo primo film: Eltávozott nap (La ragazza). In Szép lányok ne sirjatok (Non piangete belle ragazze), Szabad lélegzet (Senza legami), Örökbefogadás (Adozione), Kilenc hónap (Nove mesi) e Ők Ketten (Donne), Márta Mészáros raffigurò - senza emettere giudizi - quel processo in base al quale qualcosa di grande e semplice accade nella vita e nelle relazioni delle sue protagoniste consapevoli e ribelli, costringendole a prendere decisioni. Questi film divennero subito grandi successi internazionali.

Adozione (1975) vinse l'Orso d'oro per la regia, per la prima volta assegnato a una regista e a un ungherese nella storia della Berlinale; Nove mesi si aggiudicò il premio OCIC alla Berlinale e il premio FIPRESCI a Cannes (1977), aprendo la strada alle coproduzioni internazionali. Entrambe i film differiscono da quelli della “scuola di Budapest”, sviluppatasi parallelamente alla sua carriera, perché non si concentrano sullo sfondo sociale, mostrando del contesto solo quanto necessario da un punto di vista psicologico. Realizzato in coproduzione con la Francia Örökség (Due donne un erede, 1980) rivela uno sfondo storico dietro a una serie di triangoli amorosi eccellenti.

Di pochi anni dopo è la tetralogia dei Diari, il cui primo episodio, Napló gyermekeimnek (Diario per i miei figli), ha vinto il premio speciale della giuria a Cannes nel 1984.

Fra i 30 film e i numerosi documentari all'attivo della regista, ne troviamo anche uno dedicato a Imre Nagy, la figura principale della rivoluzione ungherese del 1956: A temetetlen halott (L'uomo di Budapest, 2004).
Il suo ultimo film, Aurora Borealis (2017), che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, ripercorre l'occupazione sovietica di Vienna attraverso l'insolito destino di una madre e di una figlia.