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Vincent Gallo non si mostra

Vincent Gallo è un personaggio complesso, controverso, molto discusso. Fa l'attore, il regista, il musicista, il fotografo, lo scrittore e pure il pittore, e tutte le volte centra l'obiettivo, se non altro, di far discutere, di far parlare di sé.

Basterebbe ricordare Chloe Sevigny e la famosa scena di fellatio nel suo film The Brown Bunny (2003), con tutte le polemiche più o meno frivole che ne scaturirono per riassumere le sue provocazioni.

Ma ora Vincent Gallo si misura su un altro terreno, riprendendo il discorso già iniziato con Promises Written in Water (2010), che venne proiettato alla Mostra di Venezia e al Festival di Toronto e poi più, per esplicito volere del regista. Quello stesso anno a Venezia c'era anche un suo corto che si intitolava The Agent e che nei titoli di coda riportava una sorta di avviso programmatico nei confronti degli spettatori che, si sottolineava, sarebbero stati gli unici "fortunati" a poter vedere quei 13 minuti.

Il sito bleedingcool.com riporta anche che in quel periodo aveva dichiarato in un'intervista che i suoi film non sarebbero più circolati in nessun tipo di mercato e che non avrebbero dovuto avere un pubblico. E così nessuna distribuzione per Promises Written in Water. In quell'intervista parlava anche di un altro film che aveva appena girato e rispetto al quale chiosava «this film is allowed to rest in peace, and stored without being exposed to the dark energies from the public».

Ora sul suo sito è comparso in filmografia un nuovo titolo con descrizione: «April (2013) feature 88 minutes, written, produced and directed by Vincent Gallo, role of Seth Goldstone, co-stars James Ira Gurman»; ma James Ira Gurman, il coprotagonista, altri non è che Jamie Gillis, attore e regista pornografico deceduto nel 2010.

Si tratta dunque del film citato nel 2010 e destinato a non essere visto da nessuno per non essere intaccato dalle energie negative del pubblico e del mercato? Insomma a che gioco sta giocando Vincent Gallo? Di che cosa sta parlando? Si tratta solo di un'altra provocazione? O vuole sollevare una questione sull'invisibilità di tanti film che vengono girati ma che non si vedono? Oppure ancora si spinge con uno spirito un po' vintage (che non gli è estraneo d'altronde) dalle parti della pop art, della negazione dell'opera d'arte, del ruolo del mercato? (c.b.)