Alessandra Celesia

Anatomia del miracolo

film review top image

Il cinema di Alessandra Celesia ruota tutto intorno ai suoi personaggi (Mirage à l’italienne, 2013; Il libraio di Belfast, 2012), elemento sicuramente ereditato dalla sua formazione come attrice teatrale. Il suon nuovo film, Anatomia del miracolo, trabocca di personaggi, alcuni classici, altri più insoliti.

C’è Giusy, giovane antropologa costretta fin dalla nascita in sedia a rotelle, che indaga le pratiche votive dei fedeli al Santuario di Madonna dell’Arco, di fronte al quale abita. C’è poi Fabiana, transessuale del centro di Napoli che alla Madonna dell’Arco è devotissima, tanto da commissionare uno stendardo in suo onore da esibire e sbandierare nel corso delle questue che hanno luogo nelle settimane che precedono il pellegrinaggio del Lunedì in Albis. Infine c’è Sue, pianista coreana che a Napoli cerca sé stessa e il senso più profondo della sua arte.

Intorno a loro ruotano personaggi minori ma non per questo di minor impatto: i fedeli che Giusy incontra e intervista, che affrescano le varie facce di che cosa significhi credere; la nipote di Fabiana e il suo sguardo sul mondo dei grandi; Antonio, il vicino di casa di Fabiana, il cui amore per la musica lo eleva oltre i vasci del centro di Napoli, offrendo una via di fuga anche per i bambini del quartiere.

Ogni personaggio, ogni sguardo, va a comporre il mosaico del personaggio attorno a cui gira tutto il film, ovvero una Madonna ferita, la Madonna dell’Arco, apice di una fede non ortodossa, popolare, sguaiata, impudica, ma anche consolatrice infaticabile, unico interlocutore che non fugge di fronte alle urla e alle accuse ma rimane ferma, immobile, sull’altare di quel santuario sulle pendici del Vesuvio che una volta l’anno si riempie di devoti e disperati. Si crede che sia proprio il livido che porta sul viso a rendere questa Vergine un simbolo nel quale tutti quelli che portano delle ferite si riescono ad identificare.

E come nei sui film precedenti, Alessandra Celesia mette a nudo le ferite dei sui personaggi con grazie e affetto. Svelati i segni del dolore, il film mostra come fare i conti con essi oppure ignorarli, ma in ogni caso andare avanti e continuare la propria esistenza, in un modo personale ma non per questo meno autentico. Fabiana nonostante la fede e la devozione continua a prostituirsi, Giusy nonostante i racconti di fede e di miracoli ricevuti continua nel su ateismo scettico, e Sue che porta avanti la sua ricerca che è per sua stessa natura senza fine.

Il miracolo più grande di cui il film può parlare è allora quello dell’accettazione: di un handicap, di uno stigma, di un senso di incompletezza che non si sanerà mai. Il miracolo insomma di accettare il fatto che certe cose non possono essere cambiate, per quanto ci si sforzi, e che forse anche il dolore e lo smarrimento possono portare i loro frutti, o almeno renderci quello che siamo. Un inno alle ferite, insomma, alle cicatrici e ai lividi, oltre che a una Napoli spietata, confusa e dolcissima, ripresa dalla macchina dalla camera mobile e viva del direttore della fotografia François Chambe, che gioca con i personaggi, li insegue, si alza e si abbassa per guardarli meglio, più da vicino.

Anatomia del miracolo
Francia, Italia, 2017, 83'
Regia:
Alessandra Celesia
Sceneggiatura:
Alessandra Celesia, Riccardo Piaggio
Fotografia:
François Chambe
Montaggio:
Adrien Faucheux
Cast:
Fabiana Matarese, Giusy Orbinato, Sue Song
Produzione:
arte France Cinéma, Sarraz Pictures, Zeugma Films
Distribuzione:
La Sarraz Pictures

Napoli. Una Madonna dalla gota contusa che fa miracoli e, intorno a lei, tre donne che non si incontrano mai ma che sono intimamente collegate dalle loro rispettive ferite; un’antropologa costretta su una sedia a rotelle che studia la fede dei seguaci più ferventi estremizzando il proprio ateismo; una transessuale a capo di coloro che credono nella Madonna nel vecchio quartiere del centro; una pianista coreana lost in translation che, attraverso la musica, cerca di capire i significati di una cultura molto lontana dalla sua. Ognuna di loro spera in un piccolo miracolo.

poster