Joel Edgerton

Boy Erased – Vite cancellate

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Dopo La diseducazione di Cameron Post, film del 2018 diretto da Desiree Akhavan che racconta la storia di una ragazza costretta a sottoporsi alla “terapia della conversione”, anche Boy Erased - Vite cancellate affronta il tema della rieducazione o riorientamento sessuale. Questa volta, chiaramente, al maschile: il protagonista è Jared, figlio di un pastore battista dell’Arkansas, che inizia un programma di recupero per adolescenti omosessuali. Jared ha una famiglia apparentemente perfetta: Marshall, il padre, sorretto dalle spalle larghe di Russell Crowe, è il capofamiglia tutto d’un pezzo e guida spirituale della comunità di fedeli; Nancy invece, consorte devota e madre sensibile, ha il volto dolce e affilato di Nicole Kidman, che più volte ha dimostrato di avere le physique du rôle della moglie ideale, non del tutto priva di incrinature. Eppure, quando il pastore arringa il suo pubblico nel sermone domenicale, dice che nessuno è perfetto. E Jared si sente evidentemente chiamato in causa. Dal canto suo, anche Lucas Hedges veste molto bene i panni dell’adolescente insicuro e un po’ introverso che deve fare i conti con la propria identità.

E l’identità è proprio il nocciolo della questione. Identità che, in quegli anni decisivi che precedono la vita adulta, comincia a prendere forma nella sua declinazione più cruciale, quella di genere. Chi siamo? Chi vorremmo essere? O forse, ed è questo il vero interrogativo al centro del film, siamo chi vogliamo o chi dobbiamo essere agli occhi degli altri?

Domande che ghermiscono l’esistenza di Jared fin dai primi anni della sua vita, come quando ancora bambino, in un filmato familiare, deve rispondere a una specie di questionario su quale sia il suo sport o colore preferito. Col passare degli anni, i dubbi si fanno via via più complessi e cominciano quasi ad assillarlo. Ma non c’è bisogno di formulare una risposta, perché c’è già chi ci pensa al posto suo: la famiglia, prima di tutto. La comunità in cui vive, in secondo luogo. Una comunità fondata su rigidi valori morali e principi religiosi che rispecchiano una mentalità arcaica e retrograda di cui risente, a ben vedere, la società intera. Dopo tutti quegli anni passati a faticosamente a conquistarsi una propria, personalissima identità, quella di Jared, Sarah, Jon e gli altri ragazzi ospiti del centro viene smantellata pezzo dopo pezzo, spazzata via a suon di esami di coscienza e violenza psicologica. Che diventa, via via, anche fisica. Ecco quindi che ad essere cancellato non è solo, come suggerisce il titolo, il protagonista del film.

Ma ognuno di loro è vittima di questo sistema, tragicamente definito “Love in Action”: un programma costruito per aggredire la parte più intima del sé. A partire dalla sfera emotiva, che viene progressivamente demolita, cancellata, appunto, fino ad essere ridotta all’osso. E questa tortura si concretizza anche nel gesto di eliminare, tirandoci una riga sopra, il nome di chi ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del proprio percorso di vita. Come a voler purificare, emendare, un peccato neanche lontanamente sfiorato. Una pulizia, un lavaggio del cervello a tutti gli effetti.  
E più ci si inoltra nel terribile meccanismo che sta alla base della “terapia di conversione”, più ci si accorge tristemente che certe cose, certi tabù o certi canoni di genere fanno parte della vita reale, anche oggi. Forse perché, ed è la cosa ancora più triste, questa storia è proprio una storia vera: il film è tratto dalla biografia di Garrard Conley, Boy Erased: A Memoir, uscito nel 2016.

Ed è stato Joel Edgerton, alla sua seconda prova di regia, a volerlo trasformare in pellicola, scegliendo per sé il ruolo dell’odioso Victor Sykes, il capo terapeuta. Edgerton fa un lavoro egregio: Boy Erased è un film preciso, ben studiato, tanto equilibrato da risultare a tratti didascalico. La musica classica dalle sonorità cupe, in piena sintonia con i toni grigi e freddi dell’immagine, accompagna costantemente lo spettatore ad assistere alla tragedia che si sta inesorabilmente compiendo. Anche quando irrompe nel culmine emotivo della narrazione con Revelation, che ondeggia sulla voce di Troye Sivan e sulle note lievi di Jónsi dei Sigur Rós, brano che si è meritata la nomination ai Golden Globes 2019 come miglior canzone originale.

Un po’ didascalico anche nel citare mostri sacri che effettivamente era difficile non chiamare in causa, come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Full Metal Jacket: c’è persino l’erede contemporaneo del sergente maggiore Hartman, incarnato dalla presenza tutta nervi e tatuaggi di Flea, il bassista dei Red Hot Chili Peppers. E il cammeo di Xavier Dolan, che ormai è diventato un’icona delle questioni di genere sul grande schermo.

Ma la didascalia definitiva è quella che viene posta in chiusura al film, dopo le foto del vero “ragazzo cancellato” e della sua famiglia. Una scritta che ricorda come, allo stato attuale, la “conversion therapy” sui minori sia ancora consentita da trentasei stati americani. E come abbia toccato, in totale, almeno settecentomila persone.

Boy Erased – Vite cancellate
Usa, 2018, 114'
Titolo originale:
Boy Erased
Regia:
Joel Edgerton
Sceneggiatura:
Joel Edgerton
Fotografia:
Eduard Grau
Montaggio:
Jay Rabinowitz
Musica:
Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Cast:
Joel Edgerton, Lucas Hedges, Nicole Kidman, Russel Crowe, Xavier Dolan
Produzione:
Anonymous Content, Focus Features
Distribuzione:
Universal Pictures

Jared, figlio di un pastore battista di una piccola città americana, a diciannove anni rivela ai genitori di essere omosessuale. Il ragazzo a quel punto si ritrova a un bivio: sottoporsi a una terapia di rieducazione sessuale o venire esiliato ed emarginato dalla sua famiglia, dai suoi amici e dover rinunciare alla sua fede. Costretto a mettere in discussione ogni aspetto della propria identità, Jared accetta, tra mille dubbi, di cominciare la terapia. Il film è ispirato a una storia vera.

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