Mary Harron

Charlie Says

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«Gli anni ’60 sono finiti bruscamente il 9 agosto 1969». C’è un prima e c’è un dopo il massacro di Cielo Drive dove vennero l’attrice Sharon Tate e altre quattro persone. Le immagini, come repertorio, di una sua intervista nella tv del carcere dove sono rinchiuse tre sue adepte segnano la frattura temporale in Charle Says. Quasi un racconto in terza persona da parte delle tre ragazze che, attraverso i loro racconti alla ricercatrice Karlene Faith, compongono puzzle sparsi della personalità del famoso psicopatico statunitense Charles Manson.

Il film di Mary Harron mostra i graduali cambiamenti all’interno della comunità. Dal rifiuto del consumismo, alla libertà sessuale emergono gradualmente gli impulsi del male. Il volto di Matt Smith, la star di Doctor Who, nei panni di Manson, appare in questo senso un volto dietro una maschera. I suoi occhi sembrano guardare, condizionare e dominare gli eventi.

E nella parte iniziale appare soprattutto il filtro dello sguardo Mary Harron, quasi come era accaduto con il serial killer Patrick Bateman del ben più incisivo American Psycho. Due figure diversissime ma uguali. Se Bateman era ossessionato dal possesso delle cose, Manson lo era delle persone. La prima parte del film, da questo punto di vista, appare la più riuscita: il modo in cui il protagonista si fa dare i soldi in pullman dalle ragazze, in cui ne fa spogliare una davanti al fuoco. Charlie non è mai al centro dell’inquadratura, ma appare spesso decentrato. Risulta invece ben più approssimativa la sua frustrazione musicale che comunque nel film ha un peso importante. In apertura c’è infatti Dennis Wilson, batterista dei Beach Boys, che dà un passaggio a tre persone della comunità che stanno facendo l’autostop.

La rabbia di Charle Says è spesso calcolata e non esplosiva. La follia non è contagiosa ma solo puro racconto di un film interessante più per quello che racconta piuttosto che per quello che mostra. Attraversato, come illusione, dalle motociclette di Roger Corman e le Chevrolet (sempre con Dennis Wilson) di Monte Hellman. Ma forse è solo uno dei flash che potevano, e dovevano, contaminare il film.

Charlie Says
Usa, 2018, 104'
Titolo originale:
Charlie Says
Regia:
Mary Harron
Sceneggiatura:
Guinevere Turner
Fotografia:
Crille Forsberg
Montaggio:
Andrew Hafitz
Musica:
Keegan DeWitt
Cast:
Annabeth Gish, Bridger Zadina, Chace Crawford, Grace Van Dien, Hannah Murray, India Ennenga, Kayli Carter, Kimmy Shields, Lindsay Farris, Marianne Rendón, Matt Riedy, Matt Smith, Merritt Wever, Sosie Bacon, Suki Waterhouse
Produzione:
Epic Level Entertainment, Roxwell Films
Distribuzione:
No.Mad Entertainment

Un viaggio nella mente di Charles Manson (Matt Smith, protagonista della serie Dr Who), musicista, manipolatore e mandante degli efferati omicidi che sconvolsero gli USA nell’estate del 1969, tra cu l’assassinio di Sharon Tate. Charlie Says si addentra nella psiche del leader criminale, attraverso gli occhi di Karlene Faith, psicologa di tre giovani donne entrate a far parte della setta, dopo aver subito il lavaggio del cervello, e condannate all’ergastolo. In una escalation di follia e annullamento della volontà, viene ripercorsa la vita all’interno della “Famiglia Manson” e il rapporto di queste giovani con l’uomo che ha segnato le loro vite. Che potere aveva Charles Manson sulle sue prede? Cosa è scattato nella loro mente?

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