Wash Westmoreland

Colette

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Scritto da Westmoreland assieme a Richard Glatzer, il marito morto quattro anni fa per sclerosi laterale amiotrofica (cui il film è dedicato,) Colette vorrebbe ricostruire parte della vita dell’omonima scrittrice francese (poi anche attrice, giornalista, critica cinematografica, estetista, commerciante di cosmetici, tra le altre cose), il cui vero nome era Sidonie-Gabrielle Colette. Un racconto che si muove tra le campagne di Saint-Sauveur, in Borgogna, e la felice Parigi della Belle époque (con alcuni ritorni alla vita campestre ancora in Borgogna e a Besançon), incentrato sul complesso e ambiguo rapporto-sodalizio artistico tra la celebre artista e il primo dei suoi tre mariti (matrimoni intervallati da relazioni con amanti di ambo i sessi), Willy, pseudonimo di Henri Gauthier-Villars. Una vicenda conclusasi con un turbolento divorzio e il conseguente abbandono da parte di Colette della serie letteraria dedicata alla spregiudicata Claudine – l’alter ego fanciullesco della scrittrice – e coinciso con il culmine della sua carriera di attrice di music-hall e la stesura del romanzo La Vagabonde.

L’uso del condizionale non è casuale: siamo di fronte, infatti, all’ennesimo biopic dalla confezione perfetta e elegante, attendibile e preciso dal punto di vista del quadro storico, che spreca però l’occasione di osare e immaginare per lo schermo un ritratto che si adegui, esponga e amplifichi la singolarità della sua protagonista e, di conseguenza, anche del mondo che questa abita e con il quale si trova a interagire. Con una narrazione priva di difetti formali, ma anche degli opportuni guizzi di stile che, invece, ne definirebbero la potenza.

Se la scelta di affrontare in maniera convenzionale il ritratto di un’artista è spesso un’operazione discutibile a priori, questa volta diventa però quasi imperdonabile, se si guarda alla materia presa in considerazione: l’anticonformismo e l’irrequietezza di “Tetette”, l'appellativo vezzoso utilizzato da Willy per chiamare la moglie di quattordici anni più giovane, spesso accompagnato da un tono di rimprovero. L’editore (anche critico musicale, scrittore, giornalista di satira di costume e molto altro) intravede in Colette e nei racconti della sua infanzia la punta di diamante della propria “officina letteraria”; l’uomo arriva al punto di non farsi alcuno scrupolo nello sfruttare le doti narrative e la capacità di definizione del modernissimo universo totalmente al femminile della moglie, facendo pubblicare i manoscritti con il suo nome e ricevendo continui e immeritati elogi: la serie di romanzi, soprattutto dal punto di vista dei costumi sessuali, rivoluzionò la moda della capitale francese e permise addirittura la creazione di uno dei primi merchandising da opere letterarie (saponette e altri prodotti per la toilette targati Claudine, “anteprima” di una delle tante carriere della donna, quella dedicata alla cura del corpo).

Keira Knightley ripropone in maniera rigorosa il personaggio della scrittrice, assolutamente in linea con le intenzioni di perfezione formale e di linearità del racconto filmico di Westmoreland, regalando la sua migliore prova d’attrice in un “genere” – il film in costume – cui è ormai destinata da anni. Un’eroina così all’avanguardia, però, avrebbe meritato un ritmo incalzante, strabordante, eccessivo: volendo essere estremi, un ritratto rock, se non punk, come Sofia Coppola e Kirsten Dunst nel 2006 provarono a fare, riuscendoci, con Marie Antoinette. 

Tutto quello che, invece, non riesce a essere questo lento e piatto omaggio, incapace di restituire a qualsiasi livello – di scrittura, di messa in scena, di messa in quadro – la vivacità e la peculiarità di uno delle figure meno ortodosse della cultura del Novecento europeo.

Colette
Regno Unito, Usa, Ungheria, 2018, 111'
Titolo originale:
Colette
Regia:
Wash Westmoreland
Sceneggiatura:
Rebecca Lenkiewicz, Richard Glatzer, Wash Westmoreland
Fotografia:
Giles Nuttgens
Montaggio:
Lucia Zucchetti
Musica:
Thomas Adès
Cast:
Aiysha Hart, Denise Gough, Dominic West, Eleanor Tomlinson, Fiona Shaw, Keira Knightley, Robert Pugh
Produzione:
BFI Film Fund, Bold Films, Killer Films, Number 9 Films
Distribuzione:
Vision Distribution

Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Colette arriva nella Parigi di fine Ottocento dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. Affascinata dalla vivacità intellettuale dei salotti della capitale e spinta a scrivere dal marito, Colette riprende i suoi scritti di scuola e dà alla luce una serie di libri pubblicati con il nome di Willy. I romanzi diventano ben presto un fenomeno letterario e la loro protagonista - Claudine - un’icona della cultura pop parigina, oltre che un simbolo di libertà femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine, diventando sempre più consapevole di se stessa, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere e guadagnare la sospirata emancipazione sociale.

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