Anne Fontaine

Due Madame Bovary, anzi tre

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Fin dall'inizio della sua carriera Anne Fontaine ha sempre alternato drammi a commedie, ma in entrambi i registri è spesso ritornata sulle dinamiche contrastanti innescate dall'intrusione di un personaggio nel piccolo mondo estraneo di un altro (si pensi a Comment j'ai tué mon père, 2001, uno dei suoi film migliori, o a Nathalie..., La Fille de Monaco etc).

In Gemma Bovery l'intrusione della bellissima sposina inglese quasi omonima di Emma Bovary (e anche il marito si chiama Charles) in un paesino della Normandia, provoca una tempesta nell'immaginario in letargo di Martin, un intellettuale ultracinquantenne che si è sepolto lì a fare il panettiere “alternativo”, dopo aver abbandonato il lavoro editoriale per un'università parigina. Una scelta che anziché la quiete spirituale gli ha fruttato noia e frustrazioni.

Affascinato dalla bellezza radiosa e dalla malinconia intermittente della giovane vicina, Martin fantastica sulle affinità possibili fra la ragazza e l'eroina del romanzo del prediletto Flaubert, che diviene l'archetipo di una vita altrui, contemplata o immaginata a distanza. Quando scopre che effettivamente la realtà sta imitando la finzione romanzesca, interviene subdolamente per farvela aderire ancora di più, in un gioco che diviene crudele soprattutto per lui e sfocia in una tragedia del caso, ribaltando la commedia in un'improvvisa gravità che poi si stempera nel finale.

Con l'apporto decisivo del sottile sceneggiatore e regista Pascal Bonitzer, Anne Fontaine ha adattato brillantemente la graphic novel omonima di Posy Simmonds, già autrice di Tamara Drewe – Tradimenti all'inglese di Frears, e ha avuto la felice idea di sceglierne la medesima protagonista, Gemma Arterton, che ha una grazia, una vulnerabilità e una sensualità di intensa fascinazione.

La sua Gemma è una forza della natura e della giovinezza che crea una chimica non prevedibile di contrasti e specularità con Martin, il letterato-fornaio che non osa dichiararsi e non esita a manipolare in segreto la storia flaubertiana che scorre a due passi dalla sua casa.

Infatti Gemma e Martin sono entrambi varianti di Madame Bovary, entrambi vivono un ménage coniugale e un'esistenza inappaganti e i rischi che l'uomo non può e non vuole correre sono vissuti da Gemma, che però non avrebbe voluto identificarsi all'eroina...

Il ruolo di un cultore della parola, caustico e sognatore, sembra ideato su misura per un attore magistrale come Fabrice Luchini: nei suoi sguardi e silenzi, come nei soliloqui, passano tutti i sussulti, le trepidazioni, le rabbie di chi è vissuto sempre nell'attesa di ciò che non ha mai vissuto.  

Gemma Bovery
Francia, 2014, 99'
Titolo originale:
id.
Regia:
Anne Fontaine
Sceneggiatura:
Pascal Bonitzer, Anne Fontaine, Posy Simmonds
Fotografia:
Christophe Beaucarne
Montaggio:
Annette Dutertre
Musica:
Bruno Coulais
Cast:
Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemyng, Isabelle Candelier, Niels Schneider, Mel Raido
Produzione:
Albertine Productions, Ciné@, Cinéfrance 1888
Distribuzione:
Officine Blu

Martin è un benestante ex-parigino, più o meno volontariamente trasformato in panettiere in un villaggio della Normandia. Tutto ciò che rimane delle sue ambizioni giovanili è una fantasia vivace e un'altrettanto viva passione la per la grande letteratura, Gustave Flaubert in particolare. E' quindi comprensibile la sua eccitazione quando una coppia di inglesi dai nomi particolarmente familiari si trasferisce in paese.Per il fantasioso Martin sembra l'occasione unica di rivivere nella realtà il suo romanzo preferito, ma l'affascinante Gemma Bovery non ha letto i classici, e intende vivere la vita a modo suo...

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