Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio

I soliti italiani medi

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In un ristorante due coppie attendono i loro piatti. All’arrivo delle bistecche gli uomini si mettono a litigare per le patatine mentre vengono sgridati dalle compagne. Uno dei due scappa in lacrime, viene investito e si ritrova in fila nell’Antinferno, dove Minosse sbriga come un vigile manesco il traffico dei defunti. Il problema è che non ci si raccapezza più: i peccati sono cambiati, così come i peccatori. C’è bisogno di un restyling che Dio, su consiglio dell’amico Lucifero - «Ciao Dio, come stai?» «Sei un grande» - affida a Dante, costretto a tornare sulla terra per catalogare le moderne perversioni accompagnato da un Virgilio qualunque, precario in un mondo precario.

Da qui parte il viaggio attraverso gli orrori della quotidiana contemporaneità: i gironi infernali sono i luoghi ipoteticamente sociali – il bar, il traffico, il supermercato, il condominio, le discoteche – divenuti un coacervo di microscopici bullismi, passerelle su cui mostrare il peggio dell’umano squallore. Ci sono i prevaricatori di file e i cultori della bruttezza, i covatori di rabbia e gli abusatori di comando (poliziotti che maltrattano un distributore automatico reo di non avere elargito una bibita), i maniaci dell’ordine e gli adoratori di tragedie. Ci sono, come è normale in un film strutturato come un collage – un palinsesto di meschinità – trovate più o meno riuscite, intuizioni più o meno originali, risate più o meno forzate.

Il modello di Biggio e Mandelli, nel tentativo di smarcarsi dalla volgarità consapevolmente becera dei due precedenti I soliti idioti, è ostentato: I mostri nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. L’attenzione ai nuovi media si intuisce anche dalla scelta di coinvolgere nel progetto gli attori del Terzo segreto di satira, conoscitori del linguaggio seriale del web. E se dopo un inizio balbettante il film acquista un suo senso compiuto, se non una sua compiutezza, lo si deve a un utilizzo a tutto campo di riferimenti pop: l’ufficio candido di un Padreterno alcolizzato e tabagista ricorda quello del Megadirettore galattico di Fantozzi; il Cristo femmina di Tea Falco occhieggia al Dio interpretato da Alanis Morissette in Dogma di Kevin Smith; i veterotoscanismi della lingua di Dante/Mandelli frullano suggestioni di Benigni a ricordi dell’Inferno di Topolino di Guido Martina; la canzone dei titoli di coda rispolvera il gusto cabarettistico di Cochi e Renato.

Il film però, avendo la bruttezza come unico orizzonte di riferimento - un orrore piccolo piccolo che pervade personaggi luoghi situazioni – si riduce a descriverla con le sue stesse armi finendo per sciorinare una litania compilatoria di feroce derisione. Un’operazione complementare a quella, più grezza e originale, di Maccio Capatonda in Italiano medio. Il risultato è un film compresso dalla sua stessa cattiveria, in cui il disprezzo vince sempre sull’identificazione, che si avvita su un’invettiva che da concretissima si ritrova a essere astratta, che si limita a esporre al ludibrio senza centrare il bersaglio.

Va comunque riconosciuto a Biggio e Mandelli un certo coraggio nel volersi reinventare e nel cercare, anche goffamente, una chiave di lettura che accosti al semplice turpiloquio una rappresentazione disgustosa e deprimente della diffusa volgarità morale del mondo che ci circonda. Del resto, nel circolo vizioso in cui si è cacciata la commedia italiana di oggi, anche un cattivo odore può dare l’impressione di un salutare cambiamento d’aria.

La solita Commedia: Inferno
Italia, 2015, 95'
Titolo originale:
id.
Regia:
Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio
Sceneggiatura:
Francesco Mandelli, Martino Ferro
Fotografia:
Marco Bassano
Montaggio:
Valentina Mariani
Musica:
Pasquale Filastò
Cast:
Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Tea Falco, Marco Foschi, Paolo Pierobon, Gian Marco Tognazzi, Daniela Virgilio, Giordano De Plano, Walter Leonardi, Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi
Produzione:
Wildside
Distribuzione:
Warner Bros

2015: l'Inferno è nel caos. Una schiera di nuovi peccatori arriva ogni giorno ad affollare gli uffici di Minosse. Ma l'Inferno è una struttura vecchia, antiquata: i nuovi peccatori, non trovando una giusta collocazione, si disperdono tra i gironi. Lucifero viene ricevuto direttamente da Dio, che cerca una soluzione. L'idea vincente e' una catalogazione dei nuovi peccati sulla Terra. E a chi affidare quest'incarico se non a Dante Alighieri, che già una volta, a suo tempo, svolse questo compito con eccellenti risultati?. Dante viene così catapultato in una grande città italiana, e trova finalmente la sua guida, colui che lo accompagnerà alla ricerca dei "nuovi peccati": Demetrio Virgilio, un trentenne precario che si appresta, come ogni mattina, ad affrontare un'altra "giornata d'Inferno".

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