Bill Condon

Il romanzo di Wikileaks

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Come distinguere il Robin Hood dell’informazione dal pericoloso nemico pubblico? Julian Assange è il simbolo visionario di una speranza, un eroe, o è stato solo un cattivo giornalista?

Ispirato a due libri che si sono occupati della vicenda, Inside Wikileaks di Daniel Domscheit-Berg e Wikileaks di David Leigh e Luke Harding, il film di Bill Condon prende avvio nel 2007, quando Julian Assange (uno strepitoso e mimetico Benedict Cumberbacht) conosce a Berlino Daniel Domscheit-Berg (Daniel Brühl), il suo futuro braccio destro. I due uniscono le forze e creano un sito web che consente di ricevere in forma anonima documenti sensibili e notizie riservate.

Sarà l’inizio di una straordinaria ma anche drammatica avventura. Wikileaks, come è noto, metterà nei guai le più potenti diplomazie internazionali, in primo luogo quella americana, e cambierà per sempre il mondo del giornalismo. Assange vive tuttora dentro l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dalla quale ha ottenuto lo status di rifugiato: il paladino della libertà e della trasparenza costretto a vivere recluso...

Il fondatore di Wikileaks non ha accolto bene la notizia che la DreamWorks di Steven Spielberg stava girando un film su di lui, ispirandosi, per di più, al libro di Berg, con cui ha rotto bruscamente ogni rapporto dal 2010. Non lo si può biasimare: è come se Bob Woodward avesse scritto un libro discutibile su Carl Bernstein e la vicenda del Watergate (i due celebri giornalisti, immortalati da Alan J. Pakula in Tutti gli uomini del presidente, vengono non a caso citati nel film).

Ma non è finita qui. Assange è andato oltre. Ha pubblicato su internet un dettagliatissimo report in cui numerosi passi della sceneggiatura firmata da Josh Singer sono messi a confronto con la propria versione dei fatti.

Il quinto potere, oltre a essere un film di finzione a più voci, e non certo un documentario, è anche il racconto di un’amicizia contrastata che non riesce mai a diventare tale: con qualche schematismo di troppo, Assange viene dipinto come un geek gelido e scontroso, dal passato misterioso, mentre Berg è l’hacker di buona famiglia, paziente e razionale, che non intende spingersi troppo in là nella sfida alla comunicazione globale. Genio e regolatezza, insomma.

A dispetto di una prima parte frenetica e vorticosa, che disorienta un po’ – e qualche prevedibile concessione alle esigenze di una narrazione mainstream – Bill Condon (Demoni e dei, The Twilight Saga I e II) dirige un thriller politico-giornalistico efficace, con un ironico finale «metafilmico» che è giusto non svelare. Chissà che almeno questo non sia piaciuto anche ad Assange.

 

 

 

 

 

 

 

Il quinto potere
Usa, 2013, 129'
Titolo originale:
The Fifth Estate
Regia:
Bill Condon
Sceneggiatura:
Josh Singer
Fotografia:
Tobias A. Schliessler
Montaggio:
Virginia Katz
Musica:
Carter Burwell
Cast:
Benedict Cumberbatch, Carice van Houten, Daniel Brühl, Stanley Tucci, Laura Linney, Anthony Mackie, Dan Stevens, Alicia Vikander, David Thewlis, Moritz Bleibtreu
Produzione:
DreamWorks Skg
Distribuzione:
01 Distirbution

La storia ha inizio quando il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange e il suo collega Daniel Domscheit-Berg uniscono le loro forze per cercare di controllare l’attività dei potenti e dei privilegiati. Grazie a un piccolo budget, i due creano una piattaforma online che consente ai loro informatori di trasmettere in forma anonima delle notizie riservate, puntando così i riflettori sui luoghi oscuri dove si nascondono i segreti governativi e i crimini aziendali. In breve tempo, riescono a svelare più notizie importanti di tutti i leggendari mass media tradizionali messi insieme. Ma quando Assange e Berg mettono le mani sulla maggiore raccolta di informazioni riservate nella storia degli Stati Uniti, si scontrano inesorabilmente fra di loro.

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