Peter Jackson

Inserti apocrifi e un drago doc

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Il capitolo di mezzo convince pur senza entusiasmare. 

Dopo il controverso Un viaggio inaspettato, la seconda parte della trilogia de Lo Hobbit si prepara a dividere nuovamente la critica, il pubblico e persino i fan di Tolkien. C’è chi, tra questi ultimi, lo amerà per gli slanci creativi di un Peter Jackson in grande forma; ma ci sarà anche chi non perdonerà al regista neozelandese di aver inserito diversi spunti narrativi inediti rispetto alle pagine del testo di partenza. In primis il personaggio di Tauriel, elfo silvano interpretato da Evangeline Lilly, che nel film ha un ruolo di primissimo piano.

Nonostante le tante critiche (anche) preventive, tali inserti “apocrifi” giovano decisamente alla struttura drammaturgica de La desolazione di Smaug che, come il capitolo precedente, fatica a carburare ma riesce poi pian piano ad alzare il livello crescendo di minuto in minuto.

La narrazione riparte esattamente da dove l’avevamo lasciata: Bilbo Baggins è in viaggio con il mago Gandalf e tredici Nani, guidati da Thorin Scudodiquercia e decisi a riconquistare la Montagna Solitaria e il perduto Regno di Erebor. Sulla loro strada il temibile Drago Smaug.

Capace di sfruttare al meglio gli oltre 200 milioni di dollari di budget a disposizione, Jackson costruisce uno spettacolare viaggio ricco di avventure, azione e colpi di scena. Diverse le sequenze da ricordare (in particolare l’attacco dei ragni giganti e la fuga lungo il fiume) che superano le incertezze e i cali di tensione, comunque presenti.

Più dei chiacchieratissimi 48 fotogrammi al secondo, conta la buona resa del film su uno schermo IMAX 3d, semplicemente necessario per potersi godere fino in fondo i potenti effetti speciali.

Il valore aggiunto è però la realizzazione dell’antagonista, Smaug, uno dei draghi più riusciti, inquietanti e ben fatti che si siano mai visti sul grande schermo. Merito del team di animatori di Jackson ma anche di Benedict Cumberbatch che gli dona (almeno in originale) la voce e persino le movenze.

Peccato soltanto che il maestoso dragone sia anche protagonista del cliffhanger finale: una scelta ormai classica ma non per questo meno fastidiosa.

Lo Hobbit – La desolazione di Smaug
Nuova Zelanda/Usa, 2013, 161'
Titolo originale:
The Hobbit: The Desolation of Smaug
Regia:
Peter Jackson
Sceneggiatura:
Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens, Guillermo del Toro
Fotografia:
Andrew Lesnie
Montaggio:
Jabez Olssen
Musica:
Howard Shore
Cast:
Martin Freeman, Benedict Cumberbatch, Ian McKellen, Evangeline Lilly, Luke Evans, Richard Armitage, Elijah Wood, Orlando Bloom, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee, Andy Serkis, Ken Stott, Graham McTavish, Lee Pace, Stephen Fry, Billy Connolly, Dean O'Gorman, Mark Hadlow, Jed Brophy
Produzione:
MGM, New Line Cinema, WingNut Films
Distribuzione:
Warner Bros.

Proseguimento delle avventure del personaggio di Bilbo Baggins, in viaggio con il mago Gandalf e i tredici nani, guidati da Thorin Scudodiquercia, in un'epica battaglia per la riconquista della Montagna solitaria e il perduto regno dei nani di Erebor. Dopo essere sopravvissuta all'inizio del viaggio, la compagnia continua ad andare verso est, incontrando lungo la strada Beorn il cambia pelle e uno sciame di ragni giganti, nella minacciosa foresta di Mirkwood. Dopo essere sfuggiti alla cattura da parte dei pericolosi elfi della foresta, i nani arrivano a Lake-town e finalmente alla Montagna solitaria, dove si troveranno ad affrontare il pericolo più grande - la creatura più terrificante di ogni altra - che non solo metterà a dura prova il loro coraggio, ma anche i limiti della loro amicizia ed il senso del viaggio stesso: il Drago Smaug.

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