Christopher McQuarrie

L'autore è l'attore

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Il mondo è un gran casino. Terroristi, politici corrotti dai terroristi, ex agenti dei servizi segreti diventati terroristi. Chi governa non ci capisce granché (i capi di Stato qui passano da una serata all’opera a un’asta benefica, da un attentato all’altro). Meno male che c’è Ethan Hunt, l’unico a vederci scientologicamente chiaro. Lui crede in se stesso e nei suoi amici, e tanto basta. Crede nei suoi umanissimi super-poteri. Si può anche permettere di inciampare e farsi sbatacchiare qua e là, di perdere la vita e resuscitare, di apparire basso, perso, pazzo. Tanto alla fine vince lui.

Vince Tom Cruise, che ormai non deve neanche più far finta di affidarsi a un autore (a uno stile) per nobilitare l’impresa. L’autore è l’attore, col suo fisico bestiale, la sua autoironia, il magnetismo inespressivo, l’eterna giovinezza, l’ebbrezza dell’uomo solo contro tutti.

Lui ama senza smancerie e volgarità sensuali, dentro l’azione, correndo, nuotando, saltando, sparando. Ecco l’aspetto più originale e interessante dell’ultimo Mission: Impossibile. Il rapporto tra Ethan Hunt e il suo doppio femminile, Ilsa Faust (!), in un gioco di sguardi e di corpi intrecciati, di inquadrature troppo strette per starci entrambi, salvo poi danzare abbracciati come un unico essere quando si arriva alla sfida finale con il Male.

Lei ha capito che “sono tutti uguali”. È la sua (di Ethan) tentazione di libertà e felicità, a costo di rinunciare alla “responsabilità”. Lui invece continua a crederci (a cosa? Boh) e a spostarsi con disinvoltura da una parte all’altra del pianeta, sapendo che il mondo è solo un’illusione, un set cinematografico, su cui si muovono entità malefiche segrete (il Sindacato), eroi pronti a tutto per svelare la Verità, attori che non hanno bisogno di trucchi digitali per imbastire uno spettacolo spettacolare.

In effetti perché stare a lambiccarsi sui doppi e i tripli esistenziali, sui traditori che tradiscono il tradimento, sulla pessima figura che fanno governi e governanti, sul gioco di trasparenze e riflessi esaltato dalla penultima sequenza, l'Happy Revenge, che riassume rapporti espliciti e nascosti, l'orgoglio dell'ego eroico e il senso del gruppo anarchico? (sia detto per inciso che il film è ben girato e anche ben scritto).

Ciò che conta è la velocità, la qualità dell’azione, le idee coreografiche. Da questo punto di vista, Mission: Impossible - Rogue Nation non delude. In più, ha l’intelligenza (la furbizia) di buttarla sull’ironia e l’intuizione di evocare il melodramma (le note della Turandot percorrono la colonna sonora e diventano protagoniste al centro del film) lasciandolo però fisicamente platealmente fuoricampo.

Un'ottima occasione di intrattenimento, per chi si accontenta degli ingranaggi ben oliati.

 

Mission: Impossible - Rogue Nation
Stati Uniti, 2015, 130'
Titolo originale:
id.
Regia:
Christopher McQuarrie
Sceneggiatura:
Christopher McQuarrie
Fotografia:
Robert Elswit
Montaggio:
Eddie Hamilton
Musica:
Joe Kraemer
Cast:
Alec Baldwin, Jens Hultén, Tom Hollander, Jingchu Zhang, Simon McBurney, Sean Harris, Ving Rhames, Rebecca Ferguson, Simon Pegg, Jeremy Renner, Tom Cruise
Produzione:
J. J. Abrams, Tom Cruise, David Ellison
Distribuzione:
Universal Pictures

 Ethan Hunt e il suo team devono affrontare una nuova missione impossibile: eliminare il Sindacato, un'organizzazione criminale di agenti speciali altamente qualificati.

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