Mirko Locatelli

La forza misteriosa dell'altro

film review top image

I corpi estranei di Mirko Locatelli è un film crudele

«Uso il termine crudeltà nell’accezione – artaudiana - di appetito di vita […], nel senso di quel dolore senza la cui ineluttabile necessità la vita non potrebbe sussistere; il bene è voluto, è la conseguenza di un atto […] uno sforzo, dunque una crudeltà». 

Quella di Jaber, quindicenne tunisino spinto dai venti della primavera araba alle porte di Milano, pronto a farsi carico di Antonio, anche lui in parte forestiero, incontrato in un reparto di oncologia pediatrica. Il primo per sostenere un amico connazionale, l’altro per stare accanto al suo bambino, Pietro, poco più di anno e un tumore da combattere.

Due corpi estranei, Antonio e Jaber, incrociatisi per colpa di un comune corpo estraneo, quello della malattia, che, pur tremenda e spietata, per il padre del bambino si trasfigura in un’esperienza salvifica, perché lo porta a vivere degli spazi di convivenza che altrimenti avrebbe rifiutato.

Antonio è un uomo medio, in senso pasoliniano: conformista, qualunquista, razzista. La sua violenza ha un impeto carsico che affiora in gesti di quotidiana diffidenza. Le corsie ospedaliere, perciò, diventano per lui delle trincee, delle zone grigie, degli spazi liminali in cui sperimentare delle situazioni di vicinanza inedite.

Il contatto quotidiano con l’altro, il diverso, è motivo di confronto con modelli di vita estranei al suo universo di valori. Il ritrovarsi a fianco di una piccola cellula della comunità araba, che vive la necessità della preghiera, gli ricorda che anche lui avrebbe un Dio a cui rivolgersi, soltanto che si è dimenticato come fare: ormai incapace a salmodiare non gli resta quindi che bestemmiare. Formula difettosa ma comunque altrettanto sentita.

Eppure l’anomalia che più lo destabilizza, lo scandalizza, rimane Jaber; Antonio non riesce ad accettare il suo essere allo stesso tempo disinteressato e appassionato, quel donarsi senza riserve a lui e Pietro. Jaber è una forza misteriosa, indecifrabile, di fronte alla quale si resta intimoriti. E Antonio infatti reagisce con prepotenza.

Ritorna Pasolini (del resto sempre così parte in causa) e l’immagine, questa volta, dell’ospite proposta in Teorema: come lui, anche Jaber, nel segno di una totale fedeltà a se stesso, è un’ipotesi di sacralità, da non confondere con la religiosità, ma da intendersi come valore etico, come rivendicazione di una dimensione di vita alternativa al modello dominante. Modello incarnato da Antonio a cui potremmo far dire, rivolto a Jaber, le stesse parole che il padre indirizza all’ospite nell’opera pasoliniana: «Tu sei dunque venuto […] per distruggere. / Che cosa hai distrutto in me? / Hai distrutto semplicemente, / - con tutta la mia vita passata - / l'idea che io ho sempre avuto di me stesso».

Ma la bellezza de I corpi estranei è proprio quella di fermarsi un attimo prima della presa di coscienza, perché non è un film a tesi, non ha nulla da dimostrare e all’inequivocabilità del messaggio preferisce un codice emblematico, enigmatico, anche da un punto di vista registico, dove prevale l’immagine silenziosa, libera da vincoli didascalici. 

Agli attori è chiesta un’adesione totale alle situazioni, vissute più che recitate. Del resto è questo che impone il piano sequenza, cifra stilistica del film che per Locatelli è una forma di comunicazione aperta all’imprevisto.

I corpi estranei conferma che per il suo regista il cinema non ha senso laddove non c’è disagio, questo deve affondare nel conflitto, in quell “endemica irrequietezza evolutiva” che porta gli antagonismi a venire allo scoperto, deve sondare i punti deboli tanto dei personaggi quanto dei meccanismi narrativi, così come delle abitudini spettatoriali.

 

 

 

 

 

 

I corpi estranei
Italia, 2013, 98'
Regia:
Mirko Locatelli
Sceneggiatura:
Giuditta Tarantelli, Mirko Locatelli
Fotografia:
Ugo Carlevaro
Montaggio:
Fabio Bobbio
Musica:
Baustelle
Cast:
Filippo Timi, Jaouher Brahim, Gabriel e Tijey De Glaudi, Dragos Toma, Naim Chalbi, El Farouk Abd Alla
Produzione:
Strani Film
Distribuzione:
Strani Film, Mariposa Cinematografica

Antonio è solo a Milano con il suo bambino, Pietro, affetto da una grave malattia: sono arrivati al nord per cercare uno spiraglio di salvezza. Jaber, quindici anni, vive a Milano con un gruppo di connazionali: è migrato in Europa da poco, in fuga dal Nord Africa e dagli scontri della primavera araba. L'ospedale è una città nella città dove entrambi sono costretti a sostare: Antonio per guarire Pietro, Jaber per assistere il suo amico Youssef. La malattia è l'occasione per un incontro tra due anime sole e impaurite, due "corpi estranei" alle prese con il dolore.

poster