Hannes Holm

Mr. Ove

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L’intrattabile Ove, vedovo rigido e bacchettone, non ci prova nemmeno a nascondere la propria depressione: la manifesta, più che con l’autocommiserazione (cui comunque non rinuncia), ringhiando contro chiunque gli capiti a tiro, imponendo le proprie irrevocabili condizioni su qualsiasi questione. In particolare, si accanisce sui condomini del comprensorio in cui abita da quand’era fresco di matrimonio, e di cui fu amministratore: un micro mondo un tempo ordinato, pacifico, sereno. Ora il suo impero d’ordine e regole è allo sbando: i vicini (tutti idioti, a suo dire) disturbano la quiete e sciupano il decoro, e spesso scientemente disattendono le sue vane disposizioni. I suoi nuovi dirimpettai, poi, sembrano volerlo scuotere più o meno consapevolmente dal suo rabbioso grigiore, e sono tanto insistenti da obbligare l’anziano a rimandare in continuazione i suoi tentativi di suicidio, facendogli riscoprire la gioia di vivere.

Di ritorni alla vita dopo un soffertissimo lutto, e di celebrazioni dell’esistenza al di là delle storture della vita, il cinema ci ha abituati in vario modo, e sotto questo profilo Mr. Ove di Hannes Holm, film svedese del 2015 che arriva nelle sale italiane, tratto dal bestseller di Fredrik Backman, non dice niente di particolarmente nuovo: uomo buono con una maschera da orco, Ove ha solo bisogno di essere rianimato, tratto in salvo dai terribili spettri del passato.

Fuori dalla finzione filmica un simile percorso sarebbe umanamente irto di ostacoli, e il film di Holm non ne fa gran mistero: Mr Ove rifiuta una fluida progressione dalle tenebre alla luce, rifiuta la facile immagine di un uomo che, superando patemi e ossessioni, pian piano rifiorisce nell’ultima stagione della propria vita. L’anziano protagonista solo alla fine ritrova il sorriso, pur senza aver del tutto sovvertito l’ordine delle cose e dismesso l’imposto codice punitivo che egli applicava sia sugli altri, sia – in altro verso – su sé stesso, tra l’altro dopo aver tentato il suicidio più volte, mancandone la realizzazione non tanto per un cambio di prospettiva, o per il venir meno della volontà – avendo agito con una certa risolutezza – quanto più per caso. Terapeutici per Ove sono l’aiuto di chi incondizionatamente decide di scrollargli di dosso la solitudine, e i vividissimi ricordi del passato che si manifestano ad ogni proposito di farla finita: un dolore che, alla fine, funziona da contrappasso.

Queste analessi spianano una via del racconto che consente di valutare con la giusta angolazione il carattere dell’Ove del presente: la storia del suo passato impone allo spettatore una doverosa cautela sul giudizio del burbero anziano, verso cui non è facile provare empatia se non attraverso le sue determinanti esperienze di vita, fra cui spicca un amore incondizionato e decisamente tragico per la moglie, antidoto contro ogni sua deriva compulsiva ed autoritaria, e sua ragione d’equilibrio. La scelta di una visione malinconica, però, appesantisce anche i momenti di vivacità e leggerezza e soprattutto il racconto in tempo presente, dove Holm filma il microcosmo senza orizzonte di Ove con mirata gentilezza. Nell’atteggiamento dell’Ove al suo tramonto c’è tanta più bellezza, verità ed inquietudine rispetto alla convenzionalità dei suoi sofferti trascorsi, in cui quasi tutto è come ci si aspetterebbe che sia.

Compresa, ovviamente, l’inattesa sorpresa dei vicini di casa altruisti in maniera spontanea e disinteressata, pure di fronte a tutte le plateali resistenze dell’uomo. Così via via si appianano anche gli annosi screzi di Ove con la ristretta comunità, e si siglano commoventi patti di mutuo soccorso in nome di una trionfante vittoria contro le ingiustizie. Molto positivo, molto giusto, troppo ideale, troppo bello per essere vero, specialmente se paragonato alle concrete tribolazioni vissute dall’uomo, disgraziatamente più vere. Ma forse non si può fare altrimenti se non con un epilogo consolatorio: l’infelicità intollerante di Ove è vinta una sorridente e caparbia tolleranza. 

Mr. Ove
Svezia, 2015, 116'
Titolo originale:
En man som heter Ove
Regia:
Hannes Holm
Sceneggiatura:
Hannes Holm
Fotografia:
Goran Hallberg
Montaggio:
Fredrik Morheden
Musica:
Gaute Storaas
Cast:
Bahar Pars, Börje Lundberg, Filip Berg, Ida Engvoll, Rolf Lassgård, Tobias Almborg, Zozan Akgün
Produzione:
Tre Vänner Produktion AB
Distribuzione:
Academy Two

Ove è un burbero cinquantanovenne che molti anni prima ricopriva il ruolo di Presidente dell'Associazione dei condomini. A lui però non importa niente di essere stato sollevato dall’incarico e continua a sorvegliare con piglio poliziesco tutto il quartiere bacchettando senza riguardo il vicinato. L’arrivo di Parvaneh, la nuova vicina di casa iraniana, che si è trasferita da poco ad abitare con il marito e i due figli nella casa di fronte, aprirà poco per volta la mente di Ove.

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