Hubert Charuel

Petit Paysan – Un eroe singolare

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Dopo la presentazione alla Semaine de la Critique al Festival di Cannes 2017, il successo commerciale in patria e i recenti riconoscimenti ai Premi César, arriva nelle sale italiane Petit Paysan - Un eroe singolare, opera prima di Hubert Charauel. Il regista, nato e cresciuto in una famiglia di allevatori, ricordando l’avanzare del morbo della mucca pazza negli anni ’80 e la frase iperbolica della madre di fronte alla propagazione della malattia («Se uccidono le mie vacche io mi suicido»), ambientare la storia del suo film nella campagna francese durante l’esplosione di una nuova epidemia vaccina, la febbre emorragica.

Petit Paysan - Un eroe singolare mette in scena la quotidianità di Pierre, un giovane allevatore di mucche da latte dedito anima e corpo alla sua fattoria e ai suoi animali che, all’improvviso, si trova costretto ad affrontare una piaga mortale. Nelle intenzioni, il lavoro di Charauel dovrebbe esprimere l’immenso amore di un disperato allevatore verso la sua mandria, ormai prossima alla morte. E la scena d’apertura mette non a caso in scena una vera e propria corrispondenza d’amorosi sensi: Pierre si sveglia di prima mattina e trova il salotto, il bagno e la cucina affollati dall’ingombrante presenza delle sue mucche e, noncurante della situazione, si fa strada tra i loro corpi per raggiungere il tavolo della colazione. L’allegoria è fin troppo chiara: nella quotidianità, nella casa e nell’intimità di Pierre non c’è posto per le persone, ma soltanto per i suoi animali.

Tuttavia, proprio nel rapporto tra l’allevatore e le mucche, emerge il lato debole di Petit Paysan - Un eroe singolare. L’amore che lega l’uomo ai suoi animale è infatti puramente strumentale e mediato dalle leggi economiche della produzione. Pierre accoglie il progressivo ammalarsi della mandria come una tragedia personale, umana, legata all’attività familiare e al conseguente perdita del lavoro a cui lo condurrebbe il preventivo abbattimento delle mucche; non prova dispiacere per gli animali, ma a causa degli animali. Non a caso, appena constatato il diffondersi dell'epidemia nella sua fattoria, si arma di fucile e piccone per abbattere personalmente, e senza troppi sensi di colpa, alcune delle vacche contagiate. 

Charauel si pone l’obiettivo di addomesticare la docile soggettività animale contrapponendo alla pluralità di sguardi delle mucche, riprese in modo uniforme quale insieme indistinto di corpi, la visione unica e conforme del cinema come macchina spettacolare e di disciplinamento. Sebbene venga presentato come un film dedicato all’allevamento etico, attento alla soggettività animale (come se bastasse chiamare per nome i propri animali prima di macellarli) e all’amore di un contadino verso la mandria, Petit Paysan - Un eroe singolare si assesta sulla tradizionale struttura gerarchico-visiva che ammette la presenza animale solamente in relazione ai bisogni e all’esistenza umana.

Alternando in modo poco equilibrato scene più distese a episodi drammatici e atmosfere claustrofobiche, Charauel realizza un film disomogeneo, forse addirittura confuso. La stessa fotografia divaga tra esterni a luce naturale e interni caratterizzati da una luce fredda, chirurgica (con inoltre alcune scene avulse al percorso narrativo del film girate secondo i canoni della tipica “estetica del neon”), mentre lo smarrimento del protagonista di fronte al progressivo crollo delle sue certezze viene raccontato con il semplice accumulo di situazioni: il governo incapace di porre rimedio alla febbre emorragica che lascia gli allevatori colpiti senza sussidi, l’informazione fai-da-te su YouTube, il difficile rapporto tra Pierre e gli amici, la relazione insana con la madre, la mancata storia d’amore con una fornaia, il legame fra l’allevatore e un  macchiettistico anziano vicino... Spunti che compaiono e spariscono dal film, lasciando l'impressione di un ritratto a tutto tondo non finito. 

Petit Paysan – Un eroe singolare
Francia, 2017, 90'
Titolo originale:
Petit Paysan
Regia:
Hubert Charuel
Sceneggiatura:
Claude Le Pape, Hubert Charuel
Fotografia:
Sébastien Goepfert
Montaggio:
Grégoire Pontécaille, Julie Lena, Lilian Corbeille
Musica:
Myd
Cast:
Bouli Lanners, Franc Bruneau, India Hair, Isabelle Candelier, Marc Barbé, Sara Giraudeau, Swann Arlaud
Produzione:
Domino Films, France 2 Cinéma
Distribuzione:
NoMad Entertainment

Giovane allevatore di mucche da latte, Pierre è legato anima e corpo alla sua terra. L’amore per le sue mucche rappresenta il pendolo della vita di Pierre, scandita dal rapporto conflittuale con la sorella, veterinaria incaricata al controllo sanitario della regione. Ma il futuro dell’azienda familiare è messo in pericolo quando un’epidemia vaccina si diffonde in Francia, finendo per colpire una delle sue mucche.

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