Massimo Gaudioso

Un paese quasi perfetto

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C’è Pietramezzana, che è un paese ibrido e inventato, nato dall’incrocio un po’ incestuoso tra due località lucane che non sono certo nella lista dei borghi più belli d’Italia, ma fa lo stesso: perché tanto serve solo come simbolo, quello della vita ruspante e genuina di una volta. C’è Fabio Volo senza barba e con tanti nuovi capelli, vestito come uno yuppie degli anni Ottanta dai colori improbabili, preso in giro (inconsapevolmente) per la sua retorica di panettiere bresciano che conosce le fatiche del lavoro manuale, pesce fuor d’acqua lontano dalle smargiassate della radio e dal personaggio Fabio Volo. C’è Silvio Orlando, che a dirla tutta sembra capitato lì per caso, e quando arringa i suoi concittadini pieno di passione e con un po’ d’affanno, sembra sbirciare di lato, fuori dall’inquadratura, manco ci fosse un monitor che fa vedere il Napoli in finale di Champions. E poi c’è Miriam Leone, bella da far spavento e scontrosa da mandarla a quel paese, ostessa dai sani principi che non pranzerebbe mai con un medico fidanzato e non vuole che ami il suo paese per quello che non è.

Sono questi, rendiamocene conto, i quattro assi calati da Massimo Gaudioso nel remake di una commediola canadese (La grande seduzione, 2003) rifatta prima in patria, e in lingua inglese, da Don McKellar (The Grand Seduction, 2013) e poi in Francia sui Pirenei (Un village presque parfait, 2015).

Un filmino dalle dinamiche elementari e dal messaggio edificante e balsamico, che pesca a piene mani dai copioni originali e si permette qualche timida deviazione che non basta a dargli uno statuto identitario nuovo e riconoscibile. Se Un paese quasi perfetto racconta – per usare il titolo del film da cui tutto è nato – il tentativo di una “grande seduzione”, quella che il regista tenta nei confronti del suo pubblico sembra portata avanti è goffa e imbarazzante, involontariamente comica, come una fantozziana Signora Pina che si fosse messa in testa di fare la femme fatale.

Può accadere. Può accadere quando si finisce col girare un film che risulta fasullo e costruito, plastificato e lontano da quei valori antichi e terragni che si vorrebbe esaltare, nel tentativo di andare incontro al “pubblico” utilizzando gli ingredienti più formulaici a disposizione e censurando la propria spontaneità.

Massimo Gaudioso, che è un bravo sceneggiatore, lo ha detto senza mezzi termini in conferenza stampa: “Volevo raccontare una storia universale, popolare, anche se i miei gusti personali mi portano spesso a scrivere film decisamente più particolari”. La domanda, sorge spontanea, ed è semplicemente “perché?”.

Perché Gaudioso, che ha chiaramente inclinazioni e sensibilità che poco hanno a che fare con la commediola da box office targata Cattleya, ha deciso di girare un film come questo? Il brivido del grande successo al botteghino fattogli provare da Benvenuti al Sud (altro remake da lui sceneggiato), può essere parte della risposta, ma non esaurirla. Non sarebbe stato meglio, per uno capace come Gaudioso, cercare di condire il canovaccio di questa ingenua e compatta favoletta con un po’ della perturbanza sulfurea e stregonesca che caratterizzano i copioni scritti, per fare un esempio, per Garrone, invece di inseguire l’estetica e la grammatica della fiction di casa nostra? È davvero possibile credere che uno sceneggiatore d’esperienza non abbia pensato a rendere più ricco e meno banale un personaggio come quello del medico di Volo, protagonista di una trasformazione poco plausibile e ridicola?

L’impressione è che Un paese quasi perfetto sia un film capace di dire tante cose, e assai poco confortanti, su un certo modo di fare cinema in Italia. Che, di fronte ai segnali emersi di recente in ambito comunque mainstream e non certo “autoriale”, sta mostrando pericolosamente la corda e scommette sulla proprio sopravvivenza giocando con la pelle dello spettatore.

Un paese quasi perfetto
2016, Italia, 92'
Regia:
Massimo Gaudioso
Sceneggiatura:
Massimo Gaudioso
Fotografia:
Gogò Bianchi
Montaggio:
Fabio Nunziata
Musica:
Santi Pulvirenti
Cast:
Francesco De Vito, Maria Paiato, Gea Martire, Miriam Leone, Carlo Buccirosso, Nando Paone, SIlvio Orlando, Fabio Volo
Produzione:
Cattleya, Rai CInema
Distribuzione:
01 Distribution

Tra le montagne della Lucania c'è un paesino che rischia di scomparire. I giovani se ne sono andati e i pochi rimasti, per lo più ex minatori, vivono con la cassa integrazione. Grazie però al vulcanico Domenico, il paese non demorde e quando una fabbrica apre i battenti proprio lì vicino, si intreavede l'occasione della rinascita. Gli abitanti si imbattano in un giovane rampante chirurgo estetico di Milano e fanno di tutto per convincerlo a restare, dal momento che senza un dottore non può esistere una fabbrica. 

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