CINEFORUM / 544

Sguardi asimmetrici

Numero composito, questo «Cineforum» 544. Si passa da un’apertura speciale su Frederick Wiseman e il suo National Gallery, trasecolando compiaciuti di fronte all’improvvisa quanto problematica attenzione che la distribuzione italiana ha voluto concedergli; a un lungo inserto di interventi, “riferibili” a un meritorio convegno organizzato su iniziativa del Cineforum di Tortona “La voce delle luna”, aventi come oggetto di indagine il cinema di Alberto Lattuada; passando per una presenza in forze del documentario italiano tra le recensioni dei film usciti di recente, Il segreto e Gesù è morto per i peccati degli altri, che hanno in comune il desiderio di mostrare qualcosa di due città del Sud, invisibile a chi le guardi con occhio “normale”. Il cinema esiste proprio per contraddire alla “normalità” del guardare, per provare a colmare in questo modo i vuoti di senso che ne derivano. Sempre a proposito di un altro pubblico possibile, una consistente sezione è dedicata, come ogni anno, a quel crocevia di autori cinematografie generi attualità e cineteca che risponde al nome di Bergamo Film Meeting: festival che da trentatre anni continua intrepido la sua navigazione tra arcipelaghi e terre a vario titolo incognite. Per numero e composizione generazionale e culturale, gli spettatori richiamati da ogni nuova proposta del bfm sono la prova tangibile di un bisogno di visioni cinematografiche eccentriche a cui è importante che qualcuno continui a dare risposta. Ci sembra appena il caso di sottolineare come, tanti anni fa, all’origine del bfm ci siano stati l’idea, il progetto e il lavoro del Cineforum di Bergamo Laboratorio 80 e di un gruppo di critici che facevano capo a questa rivista, e di come a tutt’oggi questa correlazione resti valida ed essenziale. E per non farci mancare niente, parliamo anche di serialità. A un focus di approfondimento – a questo punto davvero necessario – su quel fenomeno cinematografico generazionale che risponde al titolo di Fast & Furious si accompagna la recensione del cineracconto televisivo Olive Kitteridge. In occasione della sua presentazione alla Mostra veneziana, il lavoro di Lisa Cholodenko era stato accolto con un certo favore dai collaboratori di «Cineforum»; la recensione che pubblichiamo su questo numero esprime invece un punto di vista un po’ diverso, un po’ più ruvido, diciamo così. La sua lettura approfondita ne va a scovare alcuni elementi controversi e in grado di generare discussione piuttosto che consenso. Non abbiamo voluto dare spazio, così, al meccanismo un po’ banale del pro e contro, quanto mostrare invece – a distanza di qualche mese, escludendo quindi l’immagine agonistica del match – come possa a volte essere sufficiente cambiare l’asse prospettico della visione, anche di poco, per generare valutazioni argomentatamente differenti. Che non escludono per forza le precedenti, ma intrecciano con esse quella dialettica che è il sale stesso del discorso critico.