CINEFORUM / 545

Anima feroce

Vorrei parlare di cinema partendo da un romanzo. Italiano, recente: La ferocia, di Nicola Lagioia. Che ho letto con un paio di mesi di ritardo sulla sua uscita in libreria (non sono un lettore diligente, lo ammetto). Ma la curiosità nei suoi confronti c’era da subito. Quando questo numero di «Cineforum» sarà in distribuzione, sapremo già se avrà vinto l’edizione 2015 dello Strega oppure no – a dire degli “esperti” è molto probabile di sì e io, partigianamente, già da ora lo spero. Ma non è stato questo motivo contingente a spingermi a scriverne. Lagioia è senza dubbio uno scrittore che non nasconde il suo attivo rimescolarsi con il cinema: di questo amore sono testimoni i suoi romanzi, le sue dichiarazioni, il suo incarico di selezionatore per la Mostra veneziana. Non ci dimentichiamo, fra l’altro, che «Cineforum» ha avuto in regalo (graditissimo) un suo intervento per il Cineforumbook “Cinerock” (n. 533, aprile 2014). E il cinema gli risponde: di La ferocia sono già stati rilevati i diritti per una versione cinematografica. L’adattamento e la sceneggiatura di questo testo, «così letterario, denso» secondo le parole del suo stesso autore si riveleranno sicuramente un banco di prova tanto appassionante quanto arduo per chi se ne assumerà l’onere. A una prima suggestione, verrebbero da snocciolare riferimenti tali da non far tremare le vene dei polsi solo a chi non fosse del tutto estraneo all’autolesionismo. Ma poi, chi lo sa? a volte gli azzardi all’apparenza più irresponsabili generano risultati nei quali era difficile sperare… Comunque, per farla breve. La scintilla per queste righe su La ferocia non è estranea allo straripante successo di Anime nere ai recenti David di Donatello. Lasciamo stare i facili commenti sulla cerimonia in sé e sui suoi annessi e connessi: se ci concentriamo sul film di Munzi, non possiamo non condividere la scelta di assegnargli almeno i premi più importanti. Anime nere (a sua volta liberamente tratto dal romanzo omonimo di Gioacchino Criaco), che era stato in concorso proprio a Venezia nell’edizione 2014, non riuscendo peraltro a ottenere le attenzioni della giuria, come La ferocia azzanna un tema tanto sacro quanto mostruoso annidato nella cultura nazionale: la Famiglia. Questa tela di ragno che trova il suo equilibrio e la sua forza nella tensione dei singoli fili che la compongono e che, fra loro allacciati, la rendono insieme casa ideale e trappola letale. Enormi sono le differenze tra le due vicende e i personaggi che le abitano, eppure sia Munzi che Lagioia ci costringono a confrontarci con il principio disumano secondo il quale, come scrive Gloria Zerbinati in «Cineforum» n. 539 (novembre 2014) «è solo nel sangue che è possibile trovare una regola» – ma anche (aggiungo io) con il corollario che per fortuna ne consegue, e cioè che nel sangue è possibile trovare, a quella regola, l’eccezione e la trasgressione. In entrambi i casi, uno sprofondamento senza esitazioni nell’anima feroce di un’idea di appartenenza che va ben oltre i confini delle regioni chiamate in causa.

Nell'editoriale del 544 il circolo del cinema di Tortona è stato erroneamente denominato "La voce della luna"; fa testo ovviamente la dicitura di pag. 54, Circolo del Cinema "Film & Video". Chiediamo scusa dell'inesattezza agli amici di Tortona e ai lettori.