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Suspiria di Luca Guadagnino in home video

Da pochi giorni è uscita per Eagle Pictures la versione home video (dvd e Bluray) di Suspiria, il remake del capolavoro di Dario Argento diretto da Luca Guadagnino

 

Presentato all’ultima Mostra di Venezia e uscito poi in sala lo scorso gennaio, il film ha confermato lo straordinario talento di Guadagnino e offerto una lettura alternativa del film originale, dove a essere centrale è l’anno di produzione (il 1977), che per Guadagnino diventa un momento cruciale del secondo Novecento, in una città, Berlino, scossa dalla violenza politica delle frange rivoluzionarie della sinistra e divisa dal Muro.

 

Del film si è scritto molto, e l’uscita in home vide – arricchita da interviste allo stesso Guadagnino, alle protagoniste Dakota Johnson e Tilda Swinton e all’autore delle musiche Thom Yorke (alla sua prime esperienza nel cinema) – è un’occasione per tornare su un’opera complessa e ambiziosa.

 

Nelle interviste contenute negli extra, Guadagnino parla proprio della scelta dell’anno 1977, «che in Italia segnò l’apice del terrorismo e al tempo stesso del movimento femminista». Il regista, che all’epoca aveva solo 6 anni, ricorda perfettamente il clima di paura che si respirava e il fascino che tutto quel fermento esercitava su di lui e nel tempo – così come la locandina di Suspiria vista all’ingresso di un cinema – ha continuato a esercitare.

 

Proprio in relazione al contesto storico, riproponiamo due passaggi delle recensioni dei nostri collaboratori Lorenzo Rossi e Leonardi Gandini:

 

La novità più radicale rispetto a Suspiria 1977 è lo spostamento dell’azione da Friburgo a Berlino. La capitale tedesca divisa, il muro ancora in piedi, le bollente stagione politica che la Germania viveva nei tardi anni Settanta diventano immediatamente temi centrali del film. La banda Baader-Meinhof sta compiendo il proprio declino in un’escalation di violenza (nel film si fa riferimento alla morte di Ulrike Meinhof – avvenuta  in prigione nel maggio del 1976 – mentre il suicidio di Andreas Baader si sente annunciare in un notiziario), nel frattempo sullo sfondo della divisione fra est e ovest resistono ancora tensioni ereditate dagli anni del Terzo Reich. Molta, decisamente troppa carne al fuoco per un film che già dopo la prima mezz’ora sembra voler parlare di un’infinità di cose tutte insieme e che rischia seriamente di sbandare. Eppure l’ambientazione berlinese offre a Guadagnino l’opportunità di una ricostruzione degli anni Settanta che ha dello stupefacente. Non solo i luoghi, gli scorci e le vedute di una città costantemente annaffiata dalla pioggia, ma anche un’atmosfera livida, malinconica e quasi di sospensione temporale che crea un fascino innegabile e che è probabilmente la cosa che a Guadagnino riesce meglio.
Lorenzo Rossi, Speciale Venezia

 

Nel film il male si manifesta sotto tre forme. La prima è politica, affidata ai continui riferimenti al gruppo terroristico Baader-Meinhof, le cui azioni eversive riempiono i notiziari televisivi e monopolizzano l’attenzione dell’opinione pubblica. La seconda è individuale, rappresentata dal senso di colpa e dal rimorso di uno psicoanalista che, ai tempi del nazismo e dell’Olocausto, non ha saputo o voluto salvare dalla deportazione la donna che amava. La terza infine è metafisica, ha come teatro la scuola di danza e mira a una forma di possessione demoniaca che passa attraverso la trasfigurazione del corpo delle danzatrici. I numeri di danza sono qui l’elisir del diavolo, la soglia che permette al male di avere accesso ai corpi e alle menti delle adolescenti. È nel raccontare questa terza forma che il film manifesta i maggiori punti di contatto con l’originale: la scuola, il sottosuolo, le istruttrici, la stregoneria eccetera. Tutto il resto però ha una sua precisa ragion d’essere, poiché rappresenta una sorta di controcanto mondano che evidenzia per contrasto l’intensità e l’inviolabilità del male metafisico, ovvero quel male le cui traiettorie non corrono lungo i binari dell’attualità né affondano le proprie radici nel passato della storia.
Leonardo Gandini, Cineforum 577

 

Un’ottima edizione home video, che contiene anche le trasformazioni al trucco delle protagoniste (una su tutte, Tilda Swinton, che nel film intepreta in maniera quasi irriconoscibile ben tre personaggi, di cui uno maschile: la direttrice della scuola di danza Madame Blanc, il Dr. Klemper e la misteriosa Helena Markos), con in regalo per i collezionisti una card con una grafica del film.