L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

10 ottobre 1994

Pordenone e 32^ Giornate del Muto («con amor de loinh») [VI].

«Peccato che anche quest'anno Guido Fink non abbia potuto partecipare alle “Giornate”: vi avrebbe trovato materia per arricchire ulteriormente una nuova edizione del suo magnifico “Castoro” su Wyler ('89), nel quale, parlando della produzione western del maestro di Mulhouse, si rammaricava della conoscenza allora, inevitabilmente, solo parziale. Proprio a questi film è stata infatti dedicata, nel quadro della pluriennale ricognizione “Hollywood independents” , una rassegna ricca di ben dieci titoli - lungometraggi gli ultimi due, uno dei quali di genere diverso - contro i soli tre di cui segnalava l'accessibilità cinque anni or sono. Così, ai tre analizzati da Fink (The Fire Barrier, '26; The Stolen Ranch e Blazing Days, '27) se ne sono aggiunti altri sette.

In appoggio alla corposa serie, la presenza simpaticissima del quattro figli di William Wyler: Catherine, David, Judith e Melanie, protagonisti di un riuscito incontro coi partecipanti. E' stato nell'occasione riprodotto lo special tv di un'ora, prodotto appunto da Catherine e firmato da Aviva Slesin, Directed by William Wyler, comprensivo, oltre che di importanti testimonianze (tra gli altri, di Bette Davis, Billy Wilder, Gregory Peck, Audrey Hepburn) di un'intervista con lo stesso Wyler realizzata solo tre giorni prima della sua morte, intervenuta il 26 luglio 1981. Il programma era già stato presentato a Venezia nell'86 (ne parla sempre Fink ad apertura di libro). […].

Alla fine del viaggio, Guido avrebbe potuto probabilmente convenire col nuovo biografo wyleriano, Jan Herman (il precedente fu, nel '73, John Madden, poi regista di Ethan Frome) quando ricorda, come le visioni pordenonesi hanno confermato, che “molti di questi western erano così simili tra loro, che più tardi lo stesso Wyler avrebbe fatto fatica a distinguerli l'uno dall'altro, dal momento che, già in partenza, i soggetti non erano esenti da stereotipi” […]

Il vertice di attesa si concentrava però naturalmente su The Torrent di Monta Bell, supermelodramma d'amore contrastato in un villaggio spagnolo, dal racconto di Blasco Ibaňez Entre Narajos, che segnò il debutto americano di Greta Garbo ventunenne, nei panni della povera ma bellissima Leonora che diviene la diva lirica di notorietà mondiale La Brunna (?). I meccanismi narrativi non sono sempre di prim'ordine, ma la presenza, pur per certi versi così acerba, della protagonista conferisce già all'insieme magnetismo e magìa che non faranno che crescere. […].

Perfetta vittima emblematica dell'Italia di oggi, Pordenone, a tredici anni dall'inizio dell'avventura, si ritrova nel pieno della propulsione di ricerca e di organizzazione, all'apice di un ritorno e di un'autorevolezza internazionali sempre più estesi e tangibili, ma con problemi strutturali, finanziari e di rapporti talmente estesi da non consentire, almeno oggi, di dare per scontata una sua continuazione. E all'orizzonte '95 (il centenario!) ci sarebbero Edison, i Flaischer e il grande Henry King» (Giuliana Callegari, “Cineforum”, 338, ottobre 1994),