L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

Bragaglia tuttofare

Nasce a Frosinone Anton Giulio Bragaglia (morirà a Roma il 15 luglio 1960).

Giovanissimo, è ragazzo di bottega alla Cines, che suo padre Francesco dirige. Coltiva nel contempo una passione tutta aristocratico-laziale per l'archeologia, nella quale è allievo del grande Giacomo Boni (ma la madre, Maria Tassi, era addirittura discendente del pioniere Ennio Quirino Visconti). Ne esce il volume “Nuova archeologia romana” del 1915. Si accosta al futurismo con particolare attrattiva per teoria e pratica della fotografia: è suo il “Fotodinamismo futurista” del 1911, culmine di ricerche e sperimentazioni nelle quali coinvolge i fratelli Arturo (1893-1962, futuro attore: è il memorabile -non a caso- fotografo in Bellissima di Visconti) e Carlo Ludovico (1894-1998: anch'egli poi assai prolifico regista).

Col cinema comincia nel '16, da Il mio cadavere, cui fa seguito il proverbiale Perfido incanto con Enrico Prampolini determinante scenografo («il primo film d'avanguardia che sia apparso nel mondo» secondo la definizione un po' enfatica di Jacopo Comin), antecedente Thais (dal romanzo di Anatole France). Non va invece in porto l'invito rivoltogli da Pirandello di trascrivere il suo “Si gira!”.

A un'intensa attività giornalistica e di polemista, affianca l'inaugurazione della “Casa d'Arte Bragaglia”, fondata col fratello Carlo Ludovico in via Condotti e poi trasferita in un più vasto scantinato di via degli Avignonesi, l'ampliamento del quale conduce alla riscoperta delle terme attribuibili a Settimio Severo. Tra le varie gallerie ricavatevi, spicca la platea affidata alle cure dell'architetto Virgilio Marchi e ai pennelli di Balla e Depero. E' il teatro degli Indipendenti, inaugurato il 18 gennaio 1923, nella cui gestione Bragaglia mette a profitto anche le sue passate esperienze a vantaggio di altri palcoscenici, e per il quale Pirandello e Rosso di San Secondo scriveranno rispettivamente L'uomo dal fiore in bocca e Il fiore necessario. Conclusa l'esperienza, ricchissima e variegata, nelle prime settimane del 1930, l'8 marzo dello stesso anno mette in scena ai Filodrammatici di Milano la prima italiana dell'Opera da tre soldi di Brecht e Weill, memore della sua origine dall'Opera del medicante di John Gay, con Camillo Pilotto protagonista.

L'anno successivo dirige il suo unico film sonoro, Vele ammainate su soggetto di Aldo Vergano. Del 1937, sotto l'egida del regime, è la nuova esperienza del Teatro delle Arti, dove nei due anni successivi Anna Magnani interpreterà, con la sua regìa, La foresta pietrificata di Sherwood e Anna Christie di O'Neill. Nel '42 dirigerà la giovanissima Anna Proclemer ne La voce nella tempesta dalla Brontë e La gibigianna di Bertolazzi. Nel dopoguerra, con molteplici altre esperienze teatrali (compresi due pionieristici tentativi di “stabilizzazione” a Venezia e a Bari), realizzerà ancora due corti, La Floridiana e Cosenza tirrenica.

Nel “Breviario romano” del “Bollettino della Casa d'Arte Bragaglia”, aveva affermato: «Il critico, anziché venire dalla platea al palcoscenico, dovrebbe scendere dal palcoscenico in platea, per esercitare con competenza e autorità questa sua funzione di perito».