L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

Cinerama al Manzoni

È un momento di gloria per le sale cinematografiche milanesi. Le più ambite, anche per le “prime” di gala, sono il Capitol di via Croce Rossa, inaugurato nel settembre 1949 (ivi si contesteranno sia La dolce vita sia Rocco e i suoi fratelli) e, ad appena cento metri di distanza, il Manzoni dell'omonima via, inaugurato l'anno seguente. Ed è proprio quest'ultimo ad avere l'onore di essere il primo in Italia (e il terzo nel mondo, dopo New York e Londra) ad adottare il sistema del Cinerama.

L'elefantiaco e costoso procedimento – tre cineprese in fase di realizzazione e quindi tre proiettori sincronizzati in fase di fruizione – non avrà gran seguito: la sua breve storia si dipana tra il 1952 del documentario dimostrativo Questo è il Cinerama e il 1962 di La conquista del West (di John Ford e altri), secondo e ultimo film di fiction (live action) che utilizza il sistema. Oggi al mondo sopravvivono solo tre sale attrezzate che ripropongono – a livello lunapark – le vecchie pellicole. Ma in quel lontano aprile l'orgoglio non poteva essere maggiore (l'immagine era molto simile alla percezione dell'occhio umano e assicurava anche la visione periferica) e all'insegna dell'orgoglio era la stessa sala che ospitava il Cinerama.

Nello stabile edificato nel 1947 dall'architetto Mario Cavallè, con parti decorative degli architetti Bergonzo, Fratino e Tedeschi, era infatti stato realizzato, oltre a un teatro di 1000 posti tuttora attivo, un grandioso cinema a stadio da 1600 posti (poi ridotti a 1170), nel cui atrio erano presenti un affresco di Ghino Baragatti, sculture di Francesco Messina, Oliva, Leone Lodi, Pericle Fazzini e Ferruccio Gasperetti. Insomma, un tempio dell'arte e della tecnica. Invece, la sua lunga e gloriosa storia (ulteriori informazioni sul preziosissimo sito di Giuseppe Rausa, Cinema a Milano) ha un'ingloriosa conclusione.

Chiuso dal luglio 2006, il cinema Manzoni pare destinato a cessare di esistere, nell'indifferenza generale, anche come edificio, destinato a una mutazione genetica in megastore. Benché vincoli artistici ne impediscano la trasformazione in multisala, la tutela non consente di preservare l'insieme originario, la cui memoria resta affidata ad alcune immagini di Cronaca di un amore (1950) e di La signora senza camelie (1952) di Antonioni che ne utilizza la galleria, l'ingresso e l'atrio come set.

Trattandosi di proprietà privata, e oltretutto in mancanza di risorse, il Comune si dichiara impotente a intervenire. Ultima speranza l'esistenza di un battagliero comitato (cinemamanzoni benecomune) che la Soprintendenza nel febbraio 2014 ha ammesso alla consultazione del progetto.

«Le modifiche più pesanti riguardano la sala del cinema, il foyer, la galleria, la facciata sulla piazzetta. Quello che più fa male è vedere le modifiche della sala dell’ex cinema: demolizione della platea, delle balconate, inserimento scale mobili, costruzione balconata perimetrale, magazzini e camerini ricavati nell’area dello schermo attuale, trasformazione dei riquadri del soffitto in piccoli lucernari per far entrare luce naturale; demolizione della sala di proiezione e costruzione di nuovi volumi vetrati per uffici.»

Altro che Cinerama! Un tempo siderale ci separa da quel lontano momento di gloria.