L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

L'asinello Barò

Da sempre le competizioni elettorali vedono la presentazione di candidati perlomeno improbabili, nonché di liste con simboli improponibili.

Un bel caso si verificò alle elezioni per il Parlamento europeo di tre mandate fa.

In quel 1999 sotto il simbolo dell'Asinello, mutuato dal partito statunitense, si presentano i Democratici tout court: una curiosa accozzaglia fondata di fresco il 27 febbraio da Romano Prodi, che associa il movimento Centocittà dei sindaci ulivisti (Massimo Cacciari, Francesco Rutelli, Enzo Bianco, ecc.), l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, la Rete di Leoluca Orlando, il Movimento per l'Ulivo, l'Unione Democratica di Antonio Maccanico, nonché personaggi politici vicini a Prodi, indipendenti o provenienti prevalentemente dal Partito Popolare o dalla Lista Dini. Nell'occasione il nuovo partito (che nel 2001, passando dalla zoologia alla botanica, darà vita alla Margherita) raccoglie 2.400.000 di voti, pari al 7,7% con 6 seggi, posizionandosi per numero di voti al secondo posto all'interno della coalizione di centro-sinistra (guidata dai Ds). Sembra già preistoria, ma il richiamo preistorico non finisce qui.

Candidata al parlamento di Strasburgo – con lo slogan “Un simbolo dell'Italia per l'Europa” – è nientedimeno che la veterana Gina Lollobrigida (nata a Subiaco il 4 luglio 1927) che inaugura la propria campagna elettorale a Palestrina nelle locations di Pane, amore e fantasia (1953), ma nella natia cittadina otterrà solo 165 voti dei 5000 disponibili. Impietose, nel raffronto epocale, le descrizioni dei giornali a proposito di capelli, denti, ciglia, unghie, seno e cerone. Per la cronaca, il vero asinello, quello del film di Luigi Comencini, si chiamava Barò. E anche qui si potrebbe leggere qualche allusione.