L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

La russa di Cinecittà

A fine 1939 un referendum della rivista Cinema la proclama la più amata dagli italiani, anche se i suoi 9250 voti sono insidiati dagli 8991 di Alida Valli.

Assia Noris – è lei l'attrice, nata in questo giorno – ci aveva visto lungo. Protagonista l'anno precedente di La casa del peccato, c'era accanto a lei, in una particina minuscola, la diciottenne Alida, uno splendore. E Assia ordinò agli operatori di inquadrarla sempre di spalle. Costei se ne accorse, ma abbozzò: «ero convinta – commenterà – che le mie spalle fossero più belle della sua faccia!»

Schermaglie tra dive e aspiranti dive, ma ben diverso sarebbe stato il loro destino. A differenza della Valli, che, più volte caduta e risorta, resterà mirabilmente in sella sino a tarda età, la Noris esaurisce il suo potere con la fine del fascismo, pur non essendone particolarmente compromessa. Anzi, i suoi comportamenti (tra cui l'apparizione, sconvolgente e inusuale a quei tempi, in un costume a due pezzi) erano stati ritenuti poco in linea con l'"etica di regime", costandole continui rimproveri da parte del Ministero della Cultura Popolare e del ministro Polverelli, e persino la deportazione in Germania.

Russa di nascita, Anastasia Noris von Gerzfeld è francese di educazione e italiana per matrimonio. Dopo il primo marito Gaetano d'Assia (di qui il nome), è “moglie per una notte” del giovanissimo Roberto Rossellini e poi, per soli tre anni, di Mario Camerini, cui sono comunque legati i suoi maggiori successi, spesso in coppia con Vittorio De Sica: Giallo (1933), Darò un milione (1935), Il signor Max (1937), Grandi magazzini (1939), Batticuore (1939), Una romantica avventura (1940, tre ruoli), anche se forse la sue migliori interpretazioni restano quelle di Dora Nelson (1940, di Soldati) e di Un colpo di pistola (1942, di Castellani), nei cui personaggi ritrova le proprie origini russe. Sono trascorsi appena dieci anni dal suo esordio (Tre uomini in frac, 1932, di Bonnard) e gli spettatori la dimenticano presto, sorpresi di ritrovarla un giorno nei panni della mezzana di La Celestina P... R... (1965, di Lizzani).

Collezionista di mariti (altri due nel dopoguerra) e persino produttrice con i soldi di uno di loro (l'imprenditore egiziano Antoine Habib), la si ricorda civettuola o lacrimosa sullo schermo, spregiudicata e allegra nella vita.

Si era ritirata a Sanremo e dicono che negli ultimi tempi – lei, diventata famosa grazie ai “telefoni bianchi” – non alzò mai la cornetta.