L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

Tartaglioni d'Italia

«Il 10 maggio 2005 muore a Napoli, all'età di 81 anni, Nino Terzo, nato a Palermo in questa data. Attivo nell'avanspettacolo e nel teatro di rivista (anche accanto a Totò e Peppino De Filippo), cantante d'operetta, esordisce sullo schermo con I quattro monaci (1962, di Bragaglia) e subito entra tra i fedeli di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (Il giorno più corto, 1962, di Corbucci) per i quali rappresenta in infiniti film un carattere fisso: una persona dai lenti riflessi cui tocca inspirare ed espirare rumorosamente prima di parlare. Passa poi, sempre da godibile spalla, ai porno soft dei vari Pierini e delle varie dottoresse, ma compare anche in film importanti: I clowns (1970, di Fellini), Café Express (1979, di Loy), Nuovo cinema Paradiso (1988, di Tornatore). È attivo fino al 1992, lasciando simpatica traccia di sé in un centinaio di film.»

Così l'anodina “luna” che gli venne riservata da Cineforum: nulla rispetto al ricordo che gli dedicò – su il manifesto del 28 maggio 2005 – Marco Giusti: un bell'esempio di critica supertrash che qui riportiamo, una volta tanto stracultando anche noi.

«La notizia è arrivata con venti giorni di ritardo. Ma da anni Nino Terzo, il tartaglione d’Italia, re dell’avanspettacolo volgare, sergente di ferro del clan dei siciliani capitanato da Franco e Ciccio, caratterista di culto del cinema supertrash italiano anni 70-80, non era più lui. Dopo quattro infarti, viveva accudito dalla moglie, anche lei attrice, nell’hinterland napoletano, in un vespaio di case impossibili dove era azzardatissimo muoversi sia di giorno che di notte.

«Me lo aveva trovato tre anni fa, per il mio programma tv Stracult, Nicola Di Gioia, dopo una serie di accurate ricerche. Mi aveva detto che stava molto male, ma non avevo capito che dopo tre o quattro domande che Nino Terzo rispondeva casualmente. Sì… no… Franco… Ciccio… Solo quando Nicola gli ha chiesto di fare il suo celebre soffio asmatico, Nino si è risvegliato e lo ha fatto, come da clown eterno. Lo avrebbe fatto anche se fosse morto. Era un’occasione fantastica. Il critico tartaglione intervista il comico tartaglione. Non ho cavato molto da Nino Terzo allora, anche se l’intervista, chiamiamola così, era comunque un grande momento di televisione stracult.

«Da quando ero ragazzino adoravo Nino Terzo. Era istintivo e popolare, faceva ridere con la pancia. Lo avevo visto in quasi tutti i film di Franco e Ciccio fare ruoli di sergente ottuso, vigile, militare. Baffoni, denti divaricati, l’incredibile parlata e il soffio asmatico. Aveva ripreso gli stessi ruoli nei grandi film della commediaccia scorreggiona a fianco di Montagnani, Banfi, D’Angelo, Vitali. Ma ce lo aveva fissato per sempre Federico Fellini prima come cameriere in Roma e poi nel fondamentale I clowns, dove recitava accanto a tutti i più grandi, da Dante Cleri a Riccardo Billi.

«Nato a Palermo nel 1923, Nino Terzo era cresciuto negli spettacoli di piazza e nei teatrini del sud per poi esplodere a Milano nell’avanspettacolo sguaiata degli anni `50. “I milanesi mangiavano pane e Nino Terzo” mi ha detto la moglie. Le foto e le locandine rimaste a Nino di questo periodo erano fantastiche. Giacche sgargianti, donnine provocanti, fra le quali Maria, la futura signora Terzo, mani ovviamente dappertutto.

«Al cinema arriva nel 1962 con Colpo gobbo all’italiana di Mario Amendola, ma nello stesso anno lo vediamo anche in I tre nemici, I due della legione, I quattro monaci, I due colonnelli. Da allora è un elenco interminabili di commedie e film comici, alti e bassi. Il meglio, Franco e Ciccio movies a parte, lo darà con i maestri del genere. Lucio Fulci, che lo dirige alla grande in Gli imboglioni (1963) e Come inguiammo l’esercito (1965), Mariano Laurenti, con Ma chi t’ha dato la patente? (1970), e, ovviamente, Nando Cicero, col quale si incontra nel fondamentale Armiamoci e partite (1971) e procederà poi con perle del calibro di Ku Fu? Dalla Sicilia con furore (1973), L’assistente sociale tutto pepe (1981), dove è un bandito malato di aerofagia, e nel terminale Paulo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento (1983), vero e proprio canto del cigno del genere dove è un esponente delle brigate pecorine, bandite sardi dediti ai sequestri che abbandonano l’ostaggio solo perché hanno fatto tredici al Totocalcio e andranno a Parigi “a ffeddere le donne nnude!!!”

«Notevoli anche i suoi incontri “alti” con Nanni Loy in Café Express (1980), con Maurizio Nichetti nel notevolissimo Il bi e il ba (1985), dove è lo zio di Nino Frassica, e con Giuseppe Tornatore, che lo dirige in quello che sarà il suo ultimo film, Nuovo cinema Paradiso.

«Chissà, avrebbe potuto fare di più se non si fosse ammalato, ma è bello anche vederlo sperduto in poverissimi film anni 80 nelle private, semi porno come Chiamate 6969 taxi per signore o comici di serie z come Quattro caporali e un sergente tutto d’un pezzo dove è coprotagonista insieme a Mimmo Baldi e Max Turilli, sciolto nella poltiglia visiva di un cinema che si disfaceva già nelle pellicola e poi nei nastri da messa in onda notturna. Se c’è un lato oscuro e profondo del nostro cinema, è quello rappresentato da Nino Terzo. Comicissimo. Oscurissimo.»