L'altra faccia delle lune

L'altra faccia delle lune

Tutti giù per l'Inghilterra

Nel 1997 i giovani spettatori di un bel film di Davide Ferrario, Tutti giù per terra, tratto dal romanzo di Giuseppe  Culicchia, si saranno probabilmente chiesti il perché fosse dedicato a Lindsay Anderson, e forse chi fosse costui. Ma in Inghilterra se ne ricordano bene, tanto che è molto attiva una Memorial Foundation a suo nome, alla quale si stringono – almeno finché sono restati in vita –  autori come Claude Chabrol, Milos Forman, Alain Tanner, Karel Reisz, che –  al pari di Ferrario – lo ammirano o gli si sono ispirati, considerandolo un'autentica coscienza critica, uno spirito libero e indipendente.

Lo rivela sin dai tempi di Sequence, la rivista cinematografica pubblicata dal 1946 al 1952, fondata da John Boud e Peter Ericsson, e che lo ebbe fra i suoi redattori insieme al critico e sceneggiatore Gavin Lambert e al futuro regista Karel Reisz, vera palestra per il prossimo movimento.

Autore, a partire dal 1948, di una quindicina di cortometraggi a sfondo politico-sociale, coronata dal documentario antinucleare March to Aldermaston (1957), è, con Reisz, Lorenza Mazzetti e Tony Richardson, il fondatore nel 1956 e la guida del gruppo Free Cinema, inno alla libertà, all’individualità, alla quotidianità, i cui intenti si intrecciano, in letteratura e in teatro, con quelli degli Angry Young Men (Osborne, Pinter, Wesker, Lessing, Sillitoe), con i loro eroi ribelli delle classi popolari, e troveranno ascolto – bei tempi, tempi meravigliosi – in registi quali Joseph Losey, John Schlesinger, Ken Russell, Jack Clayton, Richard Lester, Desmond Davis, Clive Donner; buon ultimo, Ken Loach, il quale per nostra fortuna continua ancor oggi le sue e le loro battaglie.

Anderson ci lascia solo mezza dozzina di film, da Io sono un campione (1963) alla trilogia di Mick Travis (Se..., 1968; O Lucky Man, 1973; Britannia Hospital, 1982), dal dolente dramma Anniversario (1974) alla deliziosa commedia senile Le balene d’agosto (1987), ma il suo ruolo nel cinema britannico è fondamentale, con buona pace della signora Thatcher, dell’involuzione dei sindacati, del declino dell’anarchia.

Figlio dell'impero britannico (era nato a Bangalore, in India, il 17 aprile 1923), morirà in questo giorno, all'età di 71 anni, in terra di Francia, ad Angoulême, e già sembra un percorso di vita.