Concorso

My Brother’s Name Is Robert and He Is an Idiot di Philip Gröning

focus top image

Nell’intimità che lega due vite nate insieme non c’è spazio per nulla, nemmeno per un’immagine. 

Elena e Robert, i due gemelli protagonisti di My Brother’s Name Is Robert and He Is an Idiot di Philip Gröning, ventenni dall’aria altezzosa e selvaggia, lui troppo preso dai suoi pensieri per continuare gli studi, lei ansiosa invece di dare gli esami che le mancano, abbandonati al loro legame simbiotico nello spazio preciso e insieme astratto della campagna tedesca a un passo delle Alpi Svizzere, tra campi di grano maturo in piena estate, occupano interamente tutte le inquadrature del film, quasi soffocando con la loro presenza lo spazio di libertà dello spettatore. I loro corpi giovani e nervosi sono filmati in primo e primissimo piano, in plongée dall’alto, a filo d’erba, da lontano, con campi lunghi e lunghissimi, nell’acqua dove nuotano, nei prati dove bivaccano, negli spazi che assaltano con i loro modi di fare da bambini viziati. 

Elena e Robert sono i manifesti padroni del film, che si svolge nell’arco del weekend che precede l’esame di filosofia di lei all’università, dal sabato al lunedì; sono simbiotici, l’uno il completamento dell’altro, lui moro, lei bionda, lui bisognoso di sesso perché bisognoso d’amore, lei apparentemente disinteressata a ogni forma di sentimento, ma pronta a perdere la verginità per una scommessa. Sono aggressivi l’uno con l’altro, durante il giorno e la notte molestano i due custodi della pompa di benzina attorno alla quale passano il loro tempo studiando, chiacchierando, bevendo, giocando. Soprattutto, Elena e Robert sono irritanti, arroganti, esibizionisti. E Gröning, a partire proprio dalla loro unione e dalla loro fastidiosa occupazione dello spazio («Sei tu che vieni da me, o io che vengo da te?», si chiedono i due gemelli in due momenti diversi del film, scambiandosi i ruoli ma in ogni caso restando sempre al centro del loro film, anche quando sono dislocati ai lati dell’inquadratura), mette in scena per quasi tre ore il lungo, tortuoso, insostenibile, in molti momenti insopportabile processo di separazione di ciò che si intende solamente come unito. 

«Perché una cosa che ha diritto di esistere deve finire», si chiede Elena nella primissima scena del film. «E che cos’è il tempo?», si chiedono entrambi i gemelli lungo tutto il racconto, citando i filosofi che studiano (soprattutto Sant’Agostino e Heidegger). Cosa sono la sua consapevolezza e la contemporanea impossibilità di definirne la natura? «Il tempo è la speranza», dice a un certo punto Robert, la speranza di modificare con la volontà lo scorrere delle cose. O forse no: il tempo è piuttosto durata, estensione, progressione. Oppure, ancora, è la percezione del presente: un quarto di passato, un quarto di futuro, due quarti di “ovunque”. E proprio quell’ovunque, attorno ai corpi di Elena e Robert, nel mondo che entrambi hanno sempre escluso dalla loro relazione, è ciò che li renderà soli e dispersi, dunque separati, violentatori e violentati. 

Per crescere, cambiare, percorrere ciascuno la propria strada, i due gemelli hanno bisogno di staccarsi. Ma Gröning, rifiutandosi di imbastire un classico percorso di formazione, e non volendo violare i corpi dei suoi due personaggi, la separazione la trasporta sul piano visivo e non su quello narrativo. E qui sta la soluzione più radicale del suo film: se i gemelli non sono in grado di diventare altro della propria unione, è il film stesso a distruggerli, a frantumare il loro tempo e la percezione che ne hanno. 

My Brother’s Name Is Robert and He Is an Idiot impiega un’ora fatta di dialoghi filosofici e di inquadrature ravvicinate di fili d’erba, di mani, di insetti e di terra, a mostrare la prima crepa nel suo tessuto, a inserire, all’interno della continuità del montaggio narrativo, un frammento incongruo: un’inquadratura di Elena seduta nell’erba che segue la ripresa in soggettiva della stessa Elena che si allontana con il fratello. È un attimo, sembra una abbaglio, la ragazza si guarda partire, occupa il campo e il controcampo. Poco dopo, poi, è Robert a essere raddoppiato in maniera più evidente, mentre alla pompa di benzina gioca con Elena e con un bambino, oppure mentre si guarda dalla vetrina a comprare un bottiglia birra. Infine, al momento del tramonto, i due gemelli rincorrono il sole su per le colline, per vederlo inabissarsi due volte all’orizzonte. Manipolando il tempo e lo spazio, Gröning mina alla base il mondo di cui Elena e Robert sono i padroni, e così facendo mette fuori quadro il suo stesso film. 

My Brother’s Name Is Robert and He Is an Idiot assume nel titolo il punto di vista di uno dei due gemelli: dunque è la risultante di un doloroso percorso di separazione. Per questo la deriva violenta che porta i due protagonisti a sequestrare uno dei commessi della pompa di benzina è inevitabile ma inutilmente insistita; è la conseguenza del dolore liberato dalla ferità del distacco. I due gemelli continuano a difendersi a vicenda per un istinto animale, ma le loro singole solitudini sanciscono la fuoriuscita dallo stato di natura. La melodia di un legame unico si frantuma nei mille segnali radio che si captano sotto i tralicci della luce elettrica, quando Elena li attraversa senza Robert: il tempo resta unico, ma la sua percezione si moltiplica nell’infinità dei punti di vista individuali. 

Il film procede in questa deriva intellettuale senza porre limiti alla natura declamatoria ed esibizionista sia delle sue immagini (luminose, ricercate, esagerate, ripetute), sia dei suoi protagonisti (esibizionisti, egoisti, infantili): è una necessità narrativa e di messinscena, un assalto all’istintiva empatia dello spettatore, o semplicemente al suo livello di sopportazione. Ché a volte comprendere non è esattamente un’esperienza altrettanto appagante del partecipare…