Witness - Il testimone di Peter Weir

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Questa sera su Paramount Channel alle 23.30 un film che non si vede piuù spessissimo in tv: Witness - Il testimone (1985) di Peter Weir con Harrison Ford Kelly McGillis. Il film vinse due Oscar sulle otto nomination ricevute (tra cui quella a Ford come Miglior attore protagonista): Miglior sceneggiatura originale e Miglior montaggio. Siamo andati in archivio a rileggere la recensione pubblicata all'epoca e vi riproponiamo il pezzo integrale scritto su Cineforum 245 da Adriano Piccardi. Il fascicolo è disonibile sia in formato cartaceo che in pdf.


Già pochi anni fa Walter Hill aveva ambientato uno dei suoi film più compatti e riusciti (Southern Confort, I guerrieri della palude silenziosa, 1981) nel cuore del territorio di una di quelle comunità etniche esclusive, luoghi oscuri aperti nella superficie apparentemente levigata degli States. In quel caso l'impatto tra gli yankees e i Cajun si rivelava traumatico e mortale: l'incontro si risolveva in uno scontro, in una fuga, in una angosciosa disseminazione di cadaveri, che accompagnava l'uscita dall’incubo. Nel film di Weir il meccanismo è rovesciato. In effetti, Witness è soprattutto la storia del tentativo di uno yankee di farsi accettare all'interno di una comunità (gli Amish), che vive, letteralmente, ancora nel XVIII secolo, accettando rapporti con la civiltà contemporanea soltanto quando la necessità li impone.

John Book non vuole fuggire, una volta capi· tato tra questa gente svolgendo il suo lavoro di poliziotto; ma i pacifici abitanti della valle ne frustrano ogni concreto tentativo di radicamento, avvertendo in lui l'elemento irriducibilmente estraneo, inquinante, prodotto di una realtà che non potrebbe mai adeguarsi ad altro che a se stessa. E il film, infatti, si trasforma, do
po il prologo poliziesco nella messa in scena di un percorso iniziatico destinato a percorrere tutte le tappe tranne l'ultima: destinato a concludersi con la rinuncia frustrante, anche se accettata come ineluttabile e giusta. Ricoverato presso gli Amish
 ferito gravemente e come morto,
 Book viene curato da Rachel e, al
termine di un vero e proprio periodo di gestazione, rinasce,
viene poi rivestito con gli abiti
del marito morto della donna, e
inizia a partecipare delle attività 
comunitarie. La dinamica è forte 
e ben delineata. Parallela e complementare si sviluppa l'attrazio
ne tra Book e Rachel, la cui unione sarebbe l'atto necessario a suggellare l'ingresso del nuovo componente nel gruppo: la storia d'amore tra i due prende corpo nella magica sospensione temporale che avviluppa l'uomo e lo allontana sempre più dai ritmi, dai bisogni, dagli oggetti di un ambiente che prima gli apparteneva e che ora gli sembra così lontano. Tutto ciò, ovviamente, non è che un 'illusione: la valle degli Amish è solo apparentemente impermeabile all'intrusione del mondo esterno e la prova in fondo è data dalla presenza di Book. 

Se il corteggiamento prende le mosse da un simbolico passaggio della pistola e si fa più tardi concreto e consapevole al suono della musica trasmessa dall'autoradio, dall'altra parte è il telefono che periodicamente tiene in rapporto, come un cordone ombelicale indistruttibile, Book al suo mondo e al suo lavoro. Con opportuna misura, Weir sottolinea l'impossibile avverarsi del sogno, nel dosaggio dei toni narrativi: sfumando dal lirico al drammatico, all’ironico, distribuisce coinvolgimento e distanziazione. Particolarmente compatta ed emotivamente messa in scena di un percorso
iniziatico destinato a percorrere
tutte le tappe tranne l'ultima: de
stinato a concludersi con la ri
nuncia frustrante, anche se ac
cettata come ineluttabile e giusta. 

Particolarmente compatta ed emotivamente densa è la sequenza della costruzione del granaio per la giovane coppia di nuovi sposi, nella quale Book in un certo senso prova alla comunità di possedere tutte le qualità e le capacità che ne farebbero l'uomo giusto per Rachel. Ma, significativamente, è subito dopo che gli avvenimenti precipitano, e la violenza a cui Book non può sottrarsi torna ad imporre la sua presenza e la sua volontà. Raggiunto dai suoi inseguitori, Book è costretto a difendersi,
 esibendo questa volta qualità
ben diverse da quelle che per un
giorno lo avevano realmente integrato alla comunità dei suoi
ospiti. Eppure, proprio sfoderando la sua maestria anche nell'uc
cidere (che, tra parentesi, poteva
essere mostrata fino in fondo, e
non in modo cosi contratto, e so
prattutto evitando la resa affret
tata e poco credibile del superio
re-traditore), Book si dimostra
dalla parte degli Amish, perché è
 di loro, prima ancora che di se 
stesso, che prende le difese.
Violando le leggi della non violenza, cancella la violenza, ma
 determina la necessità dell'ad dio. Dopo lo scontro non gli resta che partire, andarsene per sempre. Prossimità e lontananza coincidono per un momento, prima che i nodi si sciolgano e la situazione ritrovi il suo equilibrio: è nel momento della separazione definitiva che il vecchio padre di Rachel gli rivolge la parola parlandogli come ad un vero Amish. Ma il mélo viene solo sfiorato. Nella ripristinata normalità già si delinea la commedia: la storia d'amore “giusta”, che il biondo e finalmente rinfrancato Daniel arriva dinoccolato a reclamare, in rivincita sul suo ruolo di malinconico terzo incomodo a cui per tutto il film è stato relegato.