Concorso

Nos batailles di Guillaume Senez

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Olivier è un operaio specializzato di una fabbrica in perenne difficoltà. Ha la fiducia dei suoi compagni, dedica al lavoro gran parte del suo tempo e non disdegna di fare da cinghia di trasmissione tra i lavoratori e i proprietari: sindacalizzato quanto basta, umano e appassionato. A casa ha una moglie e due figli che, involontariamente, tende a trascurare con amore, assorbito sempre più dalle emergenze in azienda. Una mattina, all’improvviso, la donna lo abbandona: porta via le sue cose, non lascia biglietti né recapiti, scompare dalla sua vita e da quella dei suoi figli senza strepiti né liti, crea un vuoto incalcolabile e subitaneo da riempire. Olivier dovrà imparare a sdoppiarsi tra le beghe in fabbrica e un ruolo genitoriale da reinventare, cercando di moltiplicare tempo e denaro in un affanno sempre più feroce. Nos batailles, opera seconda del belga Guillame Senez, vincitore del Torino Film Festival 2015 con il suo film d’esordio Keeper, racconta una storia di affollata solitudine attraverso un personaggio generoso costretto a fare i conti con la riscrittura delle proprie responsabilità, con un nuovo calcolo delle priorità affettive, con un ribaltamento contundente quanto inafferrabile del quotidiano.

Nos batailles, in fondo, è una riflessione sulla gestione qualitativa del tempo, su cosa voglia dire dedicarsi alla famiglia calibrando necessità e urgenze, sulla dedizione spesso goffa che si plasma sulle difficoltà. Senez mantiene con consapevolezza un tono colloquiale e intimo nel racconto, scivola dalla descrizione di un quotidiano scandito dai ritmi lavorativi a quello imposto dall’urgenza impellente di dover mostrare una presenza allo stesso tempo accudente e responsabile. Quello che vediamo è il rivelarsi di un’assenza a lungo covata – quella di una donna stanca di una marginalità emotiva troppo e male sopportata – che di colpo riversa i suoi effetti in un nucleo familiare la cui solidità si rivela presto fragile, basata com’era su equilibri delicati quanto instabili. La sensibilità di Senez evita qualsiasi scivolata in toni pietistici e non sceglie la facile strada della commiserazione per un protagonista improvvisamente abbandonato a se stesso. Non dispensa colpe né soluzioni, si preoccupa piuttosto di analizzare le capacità (e le incapacità) di reazione in un momento di crisi imprevista, isola i dettagli per renderli esemplari della precarietà del contesto.

A rendere rotonda la descrizione di questa infelicità senza peccato, contribuisce la recitazione in levare di Romain Duris, il suo arrabattarsi confuso ma affidabile, l’oscillare tra sfiducia e voglia di lottare, la consapevolezza di un ruolo raddoppiato che gli impone ciò che fino a poco prima era considerato scontato. Nos batailles affianca pubblico e privato sapendo che le due facce sono inscindibili, soprattutto in determinate condizioni sociali ed economiche; tratteggia con sicurezza ambienti e relazioni; asciuga per evitare eccessi di melodramma; commuove a ciglia asciutte; cesella con mirabile economia espressiva la frattura di un uomo; descrive il suo percorso di necessità e dolore mischiando debolezze e ruvidità, lasciando Olivier a vivere in un’atmosfera di amara speranza, tipica di chi è costretto a fare i conti in tasca anche alla propria nuda emotività.