Concorso

Athena di Romain Gavras

focus top image

Nel quartiere di Athena, banlieue parigina, è in atto una sommossa contro la polizia a causa dell’omicidio brutale del ragazzino Idir, avvenuto apparentemente per mano di alcuni agenti delle forze dell’ordine. I tre fratelli della vittima si muovono in direzioni opposte: Karim, il più giovane e idealista (anche se il suo “ideale” di giustizia si traduce solo nella violenza e nella vendetta), guida la rivolta; il soldato Abdel cerca di sedarla dall’interno; al fratellastro e spacciatore Moktar interessano solo armi, droga, soldi.

«C’est la guerre», ripetono più volte i personaggi. E lo capiamo da subito, fin dallo spettacolare piano sequenza iniziale, lungo un quarto d’ora circa, che Romain Gavras - regista di videoclip (e si vede) e di altri due film, Notre jour viendra e Le Monde est à toi - ha intenzione di immergere lo spettatore in questo conflitto armato nei non-luoghi per eccellenza delle metropoli occidentali. Una scena che è anche una dichiarazione d’intenti, dal momento che il film prosegue per quasi l’intera durata sulla falsariga dell’incipit, con movimenti vorticosi della macchina da presa e lunghe riprese continue che seguono i protagonisti muoversi dentro il caos.

Non si tratta di un esercizio di stile fine a se stesso: Gavras cerca la vicinanza, l'empatia anche fisica, di chi guarda, senza possibilità di pensare, e rappresenta la guerra e la guerriglia urbana, come perdita di controllo (a partire da quello visivo), di armonia, di senso. Non a caso il motivo stesso all’origine della sommossa si rivela essere un falso, un omicidio compiuto da estremisti di destra travestiti da poliziotti che Gavras trasforma nel gesto di un deus ex machina che invece di risolvere complica le cose. 

Il problema di Athena sta però nella sua ragione d'essere,  poiché l'estetica immersiva del regista finisce per risultare ridondante. A prescindere dall’eccellente tecnica delle riprese, i virtuosismi della camera in continuo e frenetico movimento generano assuefazione. E il principale pregio del film ne diventa anche il limite.

La volontà dichiarata dal regista di combinare la potenza delle immagini con la tragedia greca, come suggerito dal titolo e dal dramma familiare consumato tra fratelli, rimane perlopiù nelle intenzioni. Mancano infatti l’approfondimento psicologico dei personaggi e la capacità di analisi presenti ad esempio ne I miserabili di Lady Ly (che in Athena è sceneggiatore). C’è spazio solo per l’azione, e se in alcuni momenti il pathos della messinscena riesce ad essere travolgente, dall’altro lato rischia di inciampare nel sensazionalismo.

Tutto quanto brucia, la Francia entra nella guerra civile, ma in fondo nessuno sa perché, né la cosa sembra interessare agli autori...