Visioni del futuro (6): "Hunger Games"

Vestire la rivoluzione

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Nel futuro immaginato dalla scritttrice Suzanne Collins nella trilogia degli Hunger Games, gli abiti e la moda sono strumento di potere, sopraffazione e comunicazione politica più o meno sottile.

È con lo sfarzo nauseante delle apparenze che la dittatura di Capitol City schiaccia e affama gli abitanti dei Dodici Distretti di Panem, ma allo stesso tempo è con la geniale manipolazione di stoffe, gonne e gioielli che lo stilista Cinna (interpretato da Lenny Kravitz), formalmente integrato nei meccanismi dei crudeli giochi, plasma la giovane Katniss (Jennifer Lawrence) come una figura di rivoluzione fatta di fiamme. Perché dal carbone, umile simbolo del Distretto 12 da cui viene Katniss, può svilupparsi un pericoloso incendio.

Il lavoro della vera costumista del film, Trish Summerville, costituisce così uno specchio dell'attività di Cinna: l'uno nella finzione, l'altra sul set, sono entrambi chiamati a vestire la ragazza di fuoco per farla apparire di fronte al pubblico – quello dei giochi inventati dalla Collins e quello dei film tratti dalla saga – carica di straordinaria forza iconica.

Summerville, che ha alle spalle una lunga esperienza come stylist nel campo della musica pop, ha innestato nelle sue creazioni molti elementi di moda contemporanea, dai capi di Alexander McQueen usati per il personaggio della vistosa Effie (Elizabeth Banks) alla sciarpa monospalla di Katniss disegnata dalla stilista Maria Dora; dagli elaboratissimi abiti dell'indonesiano Tex Saverio – che ha collaborato all'abito da sposa/mockingjay della protagonista – a Jan Taminiau che si è occupato del vestito fatto di legno di Johanna Mason (Jena Malone), la ragazza del Distretto 7 (quello dei tagliaboschi).

Per completare (e monetizzare) questo insolito intreccio di realtà e finzione, è nata la Capitol Couture, una veria linea di moda ispirata ai costumi di Trish Summerville, commercializzata dal sito net-a-porter in partnership con la casa di produzione Lionsgate. Agli occhi dei giovanissimi fan di Hunger Games il confine tra fantasia letteraria, magia cinematografica e furbe operazioni di marketing non dev'essere facilmente distinguibile.