Kenneth Branagh

Artemis Fowl

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Disconstandosi delle lapidarie e secche stroncature che sono apparse all’uscita di Artemis Fowl sul canale streaming Disney+, è utile considerare questo film come un lavoro scolastico. Non solamente in accezione negativa (anche se, di fatto, lo è) ma proprio per provare a studiare più da vicino le dinamiche che governano il mercato dell’intrattenimento contemporaneo e a sdoganare inutili e vetusti preconcetti. Procediamo con ordine.

Di sicuro l’ultimo lavoro di Kenneth Branagh è tutt’altro che riuscito. Investire un’ora e mezza del proprio tempo sperando di incappare in qualcosa di entusiasmante o quanto meno curioso è un approccio sbagliato in partenza, da sconsigliare. Artemis Fowl invece fa scuola dimostrando in prima battuta che non è semplice dar vita a un blockbuster che funzioni (ancora oggi, dopo praticamente quarant’anni e più di progetti, studi, effetti speciali, formule, analisi statistiche) e che quindi non dobbiamo mai dare per scontata la fattezza di simili lavori. Secondariamente è interessante studiare il film spostando il nostro sguardo dal particolare al generale e provando a tracciare qualche ipotesi sulla condotta intrapresa dal mercato dell’intrattenimento di massa negli ultimi vent’anni.

Non un lasso di tempo casuale, ma precisamente la distanza che intercorre dal momento dell’esordio in sala (pardon, online) del film all’anno di pubblicazione del primo romanzo della saga letteraria. I libri firmati da Eoin Colfer, ad oggi otto, sono tutti molto apprezzati e popolari tra i ragazzi tanto che in molti, all’epoca più che altro, parlavano già di un fenomeno alla Harry Potter. Il cinema vi arriva con un ventennio di ritardo ma in realtà, senza ripercorrere tutte le diatribe economiche e legali alla base dei diritti di sfruttamento, sin dal 2001 era stata messa in cantiere una trasposizione filmica. Nel frattempo però, Harry Potter è diventato quel che tutti conosciamo, Peter Jackson ha riscritto le regole del fantasy, l’animazione si è fatta sempre più seriale e l’intrattenimento per famiglie ha iniziato ad assumere dimensioni mastodontiche.

Artemis Fowl studia ogni singolo tassello di questo mosaico e sbaglia in un semplice ma fondamentale passaggio: non crea, bensì insegue. Disney si fa trovare in ritardo rispetto a tutto e, quasi come per senso del dovere più che per vera convinzione imprenditoriale, prova a mettere una toppa a un progetto che, sostanzialmente, è vecchio. Vent’anni potrebbero sembrare pochi, ma per un’industria frenetica e fulminea come quella cinematografica sono un abisso. Da un punto di vista produttivo, Disney guarda alle famiglie (ben tre generazioni diverse rappresentate in scena), dando vita a un mondo incantato ma molto “comune” in cui i protagonisti sono degli emarginati (adolescenti senza genitori, nani giganti bullizzati perché diversi) che viaggiano tra diverse dimensioni.

Come se non bastasse il film è ideato per essere il primo segmento di una ipotetica saga, con la giusta dose di buchi narrativi da poter colmare in futuro e una tradizione da alimentare e riscoprire. Artemis Fowl è infatti scritto da un irlandese, ambientato in Irlanda con protagonista un giovane attore nato a Kilkenny e diretto da un regista di Belfast. I riferimenti alla mitologia e la cultura popolare di quelle terre abbondano e Branagh, dopo aver assaggiato la saga di Hogwarts (Harry Potter e la camera dei segreti), essersi cimentato con il classico (Assassinio sull’Orient Express) e aver narrato le gesta del più mitologico tra gli eroi Marvel (Thor), si candida perfettamente per portare in scena una storia basata sulla tradizione orale.

Tutto torna al millimetro, l’operazione è orchestrata con la massima cura e nei minimi dettagli. Eppure, nonostante si tratti di una sorta di riassunto (seppur generico) della moda più mainstream del nuovo millennio, il risultato non convince e il malcontento è evidente. Motivo per cui, a conti fatti, anche l’idea di distribuire il film direttamente online senza passare dalla sala sembra essere vincente. L’unica scelta davvero progressista di un’industria troppo ancorata al passato.  

Artemis Fowl
Usa, 2020, 94'
Titolo originale:
Artemis Fowl
Regia:
Kenneth Branagh
Sceneggiatura:
Conor McPherson, Hamish McColl
Fotografia:
Haris Zambarloukos
Montaggio:
Matthew Tucker
Musica:
Patrick Doyle
Cast:
Colin Farrell, Ferdia Shaw, Josh Gad, Judi Dench, Lara McDonnell, Miranda Raison, Nonso Anozie
Produzione:
TriBeCa Productions, Walt Disney Pictures
Distribuzione:
Disney+

Artemis Fawl Junior è un ragazzino di dodici anni al quale rapiscono il padre. Costretto a rimboccarsi le maniche per trovarlo, scopre di discendere da una famiglia di geni del crimine. La sua mente ordirà un piano perfetto che salverà il padre e con lui il mondo intero.

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