Woody Allen

C'è poco da ridere

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Oggi chi accusa Allen di non far ridere come al solito, ha riso a caso per Allen fino a ieri.

Blue Jasmine è un concentrato di comicità alleniana come se ne sono visti pochi di così espliciti nella filmografia del regista. Il che significa che il film, a guardarlo bene, non racconta nulla di cui ridere. Anzi, è un distillato di ferocia, una tragicommedia terribile - perché lucida - certamente dell'uomo contemporaneo, forse dell'Uomo punto (secondo Allen, ovvio, uno che non pare aver molta fiducia nel genere).

Tutto sta nel personaggio gigantesco di Cate Blanchett alla sua migliore interpretazione, un abbecedario di recitazione fra sfumature ed esplosioni. Superficialmente scambiata per un personaggio “fragile”, la sua Jasmine – meglio, la Jeanette che maschera pure il suo nome vero e si acceca nei martini cocktail per non ammettere di aver visto – è l'incarnazione dell'opportunismo imperante, quello che vede nell'altro solo una risorsa funzionale al proprio sorvolare il tempo, le responsabilità, la Storia.

Jasmine non può che essere "Blue" dinnanzi alla voracità terribile dei suoi giorni, ormai entratale dentro, un'era in cui ci si abbuffa a spese altrui e in cui pure i sentimenti sono da bilancio (“creativo”): attenzione, l'apparente ingenuità della sorella è, appunto, apparente. Riproduce il cannibalismo dei tempi moderni.

E solo se allen(iani) si può sghignazzare quando non c'è un cazzo da ridere.

(in collaborazione con www.zero.eu)

Blue Jasmine
Usa, 2013, 98'
Titolo originale:
id.
Regia:
Woody Allen
Sceneggiatura:
Woody Allen
Fotografia:
Javier Aguirresarobe
Montaggio:
Alisa Lepselter
Musica:
Christopher Lennertz
Cast:
Cate Blanchett, Joy Carlin, Richard Conti, Glen Caspillo, Alec Baldwin, Charlie Tahan, Annie McNamara, Sally Hawkins, Daniel Jenks, Max Rutherford, Andrew Dice Clay
Produzione:
Perdido Productions
Distribuzione:
Warner Bros.

Di fronte al fallimento di tutta la sua vita, compreso il suo matrimonio con Hal, un ricco uomo d'affari, Jasmine, una donna elegante e mondana newyorchese, decide di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita. Jasmine arriva a San Francisco in uno stato psicologico molto fragile, la sua mente è annebbiata dall’effetto dei cocktail di farmaci antidepressivi. Sebbene sia ancora in grado di mantenere il suo portamento prettamente aristocratico, in verità lo stato emotivo di Jasmine è precario e totalmente instabile. Mal sopporta Chili, il fidanzato di Ginger, né il suo ex marito Augie. Ginger non comprendendo appieno l’instabilità psicologica della sorella, le suggerisce di intraprendere la carriera di arredatrice d’interni, un impiego che intuitivamente potrebbe essere alla sua altezza. Nel frattempo, Jasmine accetta malvolentieri un lavoro come receptionist in uno studio dentistico, dove attira le attenzioni indesiderate del suo capo, il dottor Flicker.

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