Dominique Cabrera

Corniche Kennedy

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La Corniche John Fitzgerald Kennedy è uno stradone che costeggia il lungomare di Marsiglia, un serpente di asfalto a picco sul Mediterraneo. Dalle rocce che ne accompagnano i bordi si tuffano ragazzi e ragazze che sciamano verso il mare dai quartieri popolari, ciondolando orgogliosi e sfacciati, gettandosi nel vuoto incuranti del pericolo a cui si espongono. Un branco solidale e senza regole, che fuma mangia beve e si cuoce ai raggi del sole, sospeso tra cielo e mare.

A spiarli con un binocolo dal terrazzo della sua casa borghese, e poi a confondersi con loro, c’è Suzanne (la conturbante Lola Créton, già protagonista di Un amore di gioventù di Mia Hansen-Løve e di Qualcosa nell’aria di Olivier Assayas), adolescente inquieta che sceglie di abbandonare gli esami da preparare e la frequentazione dell’esclusivo circolo di nuoto per calarsi – tuffarsi, letteralmente – in quel gruppo che per lei rappresenta un richiamo carnale, un inno ribelle che sa di libertà.

In Corniche Kennedy, la regista Dominique Cabrera mette in pratica la sua esperienza documentaristica per osservare – immersa e distaccata al tempo stesso – le dinamiche di quella massa di adolescenti marginali che cerca una personale riconquista del mondo con fierezza e incoscienza. Lo sguardo di Cabrera è paritario e mai paternalista; la rappresentazione dei personaggi passa attraverso una descrizione quasi tattile delle loro azioni; la macchina da presa indugia sui dettagli dei corpi tesi e sulle volatili e impercettibili espressioni che increspano i volti; le chiacchiere tra i giovani sono un ornamento alla purezza dei gesti, ai momenti di stasi pigra rotti da quell’istante verticale che è il tuffo, ponte tra due azzurri – quello del cielo e quello del mare – da unire in un istante di pura vertigine.

È proprio l’esperienza di un buttarsi cieco, come a sprofondare in un futuro negato e riconquistato, che sembra attrarre Suzanne, la cui routine è scossa e terremotata da quel fascino carnale che sembra risvegliarle i sensi. L’essenzialità del racconto purtroppo vacilla quando Cabrera decide di donare uno scheletro più banalmente narrativo alla storia: le connessioni tra i ragazzi e la criminalità della zona, le prevedibili questioni di droga, l’indagine canonica di una poliziotta di colore che cerca di sgominare una banda e allo stesso tempo proteggere l’innocenza già perduta di quei giovani a rischio che vede come vittime di un futuro già segnato tra celle di prigioni e riformatori.

Qui interviene una sorta di didascalismo sociale: le rivendicazioni e le frizioni di classe sono eccessivamente enunciate, la naturalezza degli eventi soccombe, quasi si asfissia, di fronte a forzature meccaniche di sceneggiatura volte alla costruzione anodina di una trama. Ed è un peccato, perché nei suoi momenti di pura osservazione, nelle sospensioni di quei giovani corpi stesi al sole, nella tangibile sensualità di pelli e capelli che i protagonisti annusano, sfiorano, respirano, Corniche Kennedy è capace di raccontare ed evidenziare l’impaziente elettricità di una generazione in disequilibrio perenne, riuscendo a trasmettere la febbre che accompagna un salto nel vuoto, il fremito erotico di un bacio trafugato, il senso di soddisfazione a pieni polmoni di una generazione inadeguata a cui molto è stato sottratto e che ha imparato a farsi strada da sola attraverso il peso esplosivo delle proprie emozioni e l’incosciente spensieratezza di chi si sente attratto dal baratro, spinto da una tensione muscolare priva di inutili psicologismi, capace di fermare il cuore e spezzare il fiato fino a sconfiggere ogni paura.

Corniche Kennedy
Francia, 2017, 94'
Titolo originale:
Corniche Kennedy
Regia:
Dominique Cabrera
Sceneggiatura:
Dominique Cabrera
Fotografia:
Isabelle Razavet
Montaggio:
Sophie Brunet
Cast:
Agnès Regolo, Aïssa Maïga, Alain Demaria, Cyril Brunet, Franck Cavanna, Franck Cavanna, Kamel Kadri, Linda Lassoued, Lola Créton, Miguel Furtado, Moussa Maaskri
Produzione:
Centre National de la Cinématographie (CNC), Everybody on the Deck
Distribuzione:
Kitchenfilm

Dal romanzo di Maylis de Kerangal, un atto d'amore per Marsiglia e quel momento della vita in cui tutto è possibile.

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