Laura Bispuri

Corpo e identità

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Corpo e identità: sono questi i due assi portanti su cui si sviluppa Vergine giurata, opera prima di Laura Bispuri, tratta dall’omonimo romanzo di Elvira Dones, presentata in concorso (con discreto successo di critica) all’ultimo Festival di Berlino.

È la storia di Hana, ragazza albanese cresciuta in una comunità montana rigidamente ancorata a codici morali vetusti, dove le donne sono ridotte a semplici schiave dei loro uomini. Per sfuggire a un destino già segnato, Hana sceglie di prendere un nome e una personalità maschile, sacrificando la sua femminilità in favore della libertà.

Il corpo della protagonista – mutilato, nascosto, coperto da bendaggi – si fa specchio di un'identità ferita, incerta, impossibilitata a esprimere se stessa.

Tutto l’opposto di quello della giovane nipote (Hana si trasferisce a Milano e conosce la famiglia di sua sorella, scappata dall’Albania tempo prima), aggraziato e messo in mostra in piscina, dove si dedica con successo al nuoto sincronizzato: sport simbolo di quella femminilità che Hana non ha mai potuto concedersi.

E sarà soltanto con l’accettazione del suo corpo di donna che, sciacquando sotto l’acqua della doccia le ultime scorie di un passato impossibile da dimenticare, la protagonista potrà scoprire un’altra se stessa, una nuova (vecchia?) identità che non le è mai appartenuta davvero.

Laura Bispuri alterna efficacemente il passato (in Albania) e il presente (in Italia) della vicenda, punta su una storia forte e in grado di colpire, ma alla sua interessante opera prima manca il tocco capace di emozionare davvero.

Lungo un percorso realistico e credibile, si incontrano un paio di ostacoli che sanno un po’ di maniera e un po’ di furbizia: troppo forzato e costruito a tavolino il rapporto con il bagnino della piscina, personaggio-escamotage per indirizzare facilmente la storia sui binari in cui la si voleva portare.

Un lieve calo complessivo nella seconda metà inficia, almeno in parte, gli esiti di una pellicola comunque degna di essere menzionata come una delle opere prime più promettenti viste in Italia negli ultimi tempi.

Se il cast è altalenante, una nota davvero positiva va alla notevole colonna sonora, capace di offrire un perfetto accompagnamento ai momenti più lirici del film: in particolare, la corsa delle due ragazze sulle montagne albanesi, in un primo timido tentativo di godere quella libertà tanto agognata, che in seguito assaporeranno con pienezza.

Vergine giurata
Italia, 2015, 90'
Titolo originale:
id.
Regia:
Laura Bispuri
Sceneggiatura:
Elvira Dones, Laura Bispuri, Francesca Manieri
Fotografia:
Vladan Radovic
Montaggio:
Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri
Cast:
Alba Rohrwacher, Emily Ferratello, Lars Eidinger, Flonja Kodheli, Luan Jaha, Bruno Shllaku, Ilire Vinca Celaj
Produzione:
Vivo Film, Colorado Film Production con Rai Cinema, Bord Cadre films, Match Factory Productions, Era Film
Distribuzione:
Istituto Luce Cinecittà

Il film racconta la storia di Hana, una bambina che cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica, maschilista, basata sull'onore, che non riconosce alle donne alcuna libertà; padri, fratelli e mariti hanno su figlie, sorelle e mogli un vero e proprio potere di vita e di morte. Per sfuggire al suo destino Hana si appella proprio alla legge della sua terra, il Kanun: giura di rimanere vergine, prende il nome di Mark e si fa uomo, ottenendo così gli stessi diritti dei maschi, ma rinunciando alla sua femminilità e ad ogni forma di amore.

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