Jonas Poher Rasmussen

Flee

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«Cosa significa casa secondo te?
«Un posto sicuro»

È difficile raccontare e descrivere l’essenza di Flee, un progetto cangiante e poliedrico, capace di fondere il diario intimo e personale alla forma animata che si fa documentario. Anche l’Academy sembra non sapere esattamente dove collocarlo, dal momento che il film ha ricevuto tre nominations agli Oscar alquanto bizzarre che segnano un precedente più unico che raro (al contempo miglior documentario, miglior film di animazione e miglior film in lingua straniera).

Del resto, la difficoltà di riconescere un’identità precisa a Flee nasce proprio dal fatto che il film stesso nasce dall'idea di disorientamento, dall'impossibilità di costruire e delineare un profilo alle cose, alle persone, alle situazioni.

Flee, letteralmente, è da tradurre come l’imperativo presente del verbo fuggire. Quindi significa fuggi!. Di questo movimento perpetuo, di questa fuga senza direzione, sarà protagonista Amin, un uomo che sin da ragazzo è costretto a scappare dalle sue origini, dalla sua terra, dalla sua lingua, dalla sua famiglia, dal suo orientamento sessuale, dalla sua identità.

Oggi, grazie al cinema e al suo amico regista Jonas Poher Rasmussen, Amin prova a fermarsi per fare luce sulla sua storia, per raccontare alla cinepresa (ma prima ancora a se stesso) chi in realtà lui sia. Flee quindi restituisce con la sua forma mista tutte le maschere indossate da Amin, tutte le immagini roboanti, confuse, minacciose che lo hanno accompagnato nella fuga. In un unico viaggio a perdifiato che ha tanto il sapore di un infinito flusso di coscienza, si passa dal bozzetto stilizzato al ritratto quasi rotoscopio, dalle immagini di repertorio al found footage. Se è la ricerca dell’identità a guidare il viaggio nella memoria del protagonista, il medesimo percorso sembra essere intrapreso anche dal film stesso che si domanda quale possa essere la forma più idonea per riportare in scena certi ricordi.

Il cinema forsennato e straniante di Flee non è protettivo, non lascia garanzie al pubblico, non conforta lo sguardo. Non è, insomma, un cinema che si fa casa. Il lungo peregrinare di Amin è finalizzato a mettere finalmente radici in un luogo sicuro, lo dichiara lui stesso sin dalla prima battuta. Finché questo obiettivo non sarà raggiunto, fino all’ultima, stupenda, inquadratura, il labirinto di immagini verrà alimentato con voga non solo per disorientarci ma anche per permettere un certo distacco dalla materia trattata.

Rasmussen s'interroga eccome sulle funzioni dell’animazione, sui suoi risvolti ed esiti. Sa che il disegno viene ancora percepito dal pubblico come qualcosa di distante, di poco coinvolgente. È più “facile” fare i conti con l’animazione quando ci si prova a mettere a nudo, si nascondono meglio le proprie debolezze. L’animazione diventa quindi una corazza invalicabile che cede il passo solo quando il viaggio arriva a destinazione, a una casa sicura dalla quale non c’è più bisogno di fuggire e nella quale possiamo serenamente perdere le tracce di un uomo che, uscendo dall’inquadratura, può finalmente (ri)cominciare a vivere.


 

Flee
Produzione Internazionale, 2021, 93'
Regia:
Jonas Poher Rasmussen
Sceneggiatura:
Jonas Poher Rasmussen
Montaggio:
Janus Billeskov Jansen
Musica:
Uno Helmersson
Cast:
Amin Nawabi, Daniel Karimyar, Fardin Mijdzadeh, Belal Faiz, Milad Eskandari, Zahra Mehrwarz, Elaha Faiz, Sadia Faiz
Produzione:
Final Cut for Real, Sun Creature Studio, Cinephil, Left Handed Films, RYOT Films, Vice Studios
Distribuzione:
I Wonder Pictures

Amin ha 36 anni, vive in Danimarca, è un affermato docente universitario e sta per sposarsi con il suo compagno. Ma proprio poco prima delle nozze, il passato torna a fargli visita, facendogli ripercorrere gli anni della sua gioventù, quando dall’Afghanistan arrivò in nord Europa dopo un lungo viaggio, con la speranza di chiedere asilo. Flee è il racconto di una fuga che si trasforma in un inno alla vita e alla libertà, un percorso umano intessuto di sfide e gioia contagiosa, una cronaca veritiera e poetica della ricerca della felicità, che apprendiamo dalla viva voce del protagonista.

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