Jonathan Nossiter

La ribellione del vino (e del cinema)

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Non è un documentario, Resistenza naturale.

Non come lo era il Mondovino che ha fatto conoscere il nome di Jonathan Nossiter in giro per il mondo.

Oggi, a posteriori, possiamo capire quanto, con quel film che venne persino presentato a Cannes, il regista americano sia stato in grado di anticipare con e nel cinema l’onda lunga della passione eno-gastronomica che ha colpito il nostro paese e il mondo intero.

Una passione che, non serve essere particolarmente acuti per comprenderlo, ha profondi e complessi legami con la Crisi che stiamo vivendo: l’ossessione per il cibo riporta all’ansia per i beni e i bisogni primari (e a quella per la loro possibile carenza), e rappresenta anche uno dei punti critici per la contestazione di quel sistema che alla Crisi ha condotto in piena (in)coscienza.

Nossiter, è chiaro, ha costruito Resistenza naturale proprio attorno a questo concetto: le sue chiacchierate amichevoli con una manciata di produttori di vino naturale italiani (tra i quali quel Corrado Dottori che di per sé è un elemento critico, ex uomo di banca che ha mollato tutto per tornare alla terra e ha scritto il bel pamphlet Non è il vino dell’enologo) non sono altro che un riflettore puntato sui tentativi strenui e quasi eroici di ribellarsi al Sistema e alle sue contraddizioni e di cercare di propagandare modelli nuovi, alternativi, possibili e sostenibili.

È esattamente in questa chiave che si deve leggere, nel film, la presenza del direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli: perché la resistenza ai modelli dominanti è trasversale ai settori, e tocca tanto l’enologia quanto il cinema; perché, secondo la tesi di Nossiter e dei suoi sodali, lo slancio verso il futuro, oggi, deve necessariamente passare per il recupero (mediato e critico) del passato, dei suoi valori, della sua conoscenza.

Certo, il pensiero eno-politico di Nossiter è piuttosto radicale, e come tutti i radicalismi incline a un manicheismo non sempre condivisibile (si veda il cartoon che mette alla berlina il Mulino Bianco). In più, i mondi che descrive possono prestare il fianco ad accuse – magari facili e inesatte, ma plausibili – di essere un radical-chic, impegnato a contestare il mondo mentre sorseggia vino in un’elegante tenuta del Chianti. Ma è difficile, razionalmente e senza pregiudizi ideologici, contestare il nucleo di quanto raccontato da Resistenza naturale, il suo modello antropocentrico e solo apparentemente passatista, lontano da edulcorate visioni realistico-utopistiche.

Perché c’è un filo rosso, oggi, che unisce Nossiter e Guido Maria Brera, Mario Soldati e Corrado Dottori: un filo dolcemente rivoluzionario nella volontà di raccontare le incongruenze di un Sistema che non tutela ma divora, e che si può e si deve ripensare e rivedere, senza rovesciamenti violenti ma con la profonda consapevolezza che profitto e capitale non devono schiacciare l’individualità: né sul piano etico-morale, né tanto meno da quello salutistico ed economico.

 


 

 

Resistenza naturale
Italia, Francia, 2014, 85'
Titolo originale:
Natural Resistance
Regia:
Jonathan Nossiter
Fotografia:
Paula Prandini, Jonathan Nossiter
Montaggio:
Jonathan Nossiter
Cast:
Gianluca Farinelli, Corrado Dottori, Giovanna Tiezzi, Elena Pantaleoni, Stefano Bellotti
Produzione:
Goatworks Films, Les Films du Rat, Cineteca del Comune di Bologna
Distribuzione:
Lucky Red

Quattro vignaioli naturali che hanno deciso di ribellarsi alle regole di un ordine economico e politico che non salvaguarda la biodiversità e la tipicità ma, anzi, appiattisce e omologa la produzione agro alimentare, talvolta mettendo a dura prova anche la qualità e salubrità dei prodotti. Il vino diventa così un pretesto per portare l'attenzione su tutta la catena alimentare: dalla produzione alla nostra tavola.

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