M. Night Shyamalan

Old

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«Credo che non siamo mai arrivati in spiaggia così presto»: è la prima frase pronunciata in Castello di sabbia, il graphic novel di Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters che ha ispirato il nuovo film di M. Night Shyamalan, Old.

Il tempo è l’assoluto protagonista di quest’opera, tanto nel graphic novel di partenza quanto nella trasposizione per il cinema. E lo è in tutti i suoi aspetti, e non soltanto nella trama, che racconta la storia di una famiglia appena arrivata in un resort di lusso, dal quale i personaggi si avventurano poi, su consiglio del responsabile dell’albergo, in una piccola spiaggia misteriosa e affascinante.

Già nei titoli di testa il font dei nomi – potremmo interpretare – sembra gradualmente invecchiare, quasi a rappresentare un primo riferimento a Hitchcock, che amava usare il design dei main titles per raccontare qualcosa: dalle linee orizzontali che fendono l’aria come i coltelli di Psycho, alle spirali de La donna che visse due volte, fino a Gli uccelli che sembrano attaccare i nomi di quegli attori che proseguiranno ad aggredire nel corso del film.

Anche per altre ragioni Old è un film hitchcockiano, in effetti, sia per una struttura voyeuristica da non sottovalutare, sia per l’inizio del mistero che coincide con il ritrovamento del cadavere di una donna vicino alla spiaggia.

Shyamalan non si limita a trasmettere suspense e tensione attraverso l’apparato visivo (molte le panoramiche circolari, quasi a ripetere il movimento di un orologio?), ma anche con un sonoro che gioca efficacemente con battiti e rumori simili a ticchettii costanti. E non è un caso che in questo melodramma famigliare nascosto dalla patina del thriller orrorifico, due dei personaggi perdano gradualmente la vista e l’udito (magnifica la sequenza che vede Vicky Krieps accorgersi di non riuscire più a sentire da un orecchio).

Si può definire Old un concerto audiovisivo, in cui Shyamalan gioca esponenzialmente col fuori campo, mostrandoci spesso possibili vie di fuga che non si rivelano tali all’interno di un contesto inquietante in cui nessuno riesce a scappare («Un angelo sterminatore in cui l'angelo sterminatore è proprio Shyamalan», ha scritto Andrea Pirruccio, inquadrando perfettamente il senso della pellicola). La conclusione sembra vittima di qualche compromesso commerciale di troppo e non tutto è impeccabile (le morti di due personaggi, in particolare), ma il regista indiano riesce ancora una volta a parlare efficacemente in maniera simbolica, riflettendo sulla contemporaneità.

Senza voler svelare troppo, Old è un’opera che ragiona sul genere umano che sta invecchiando e per il quale il tempo a disposizione sta scadendo, ma che riflette anche sul ruolo delle case farmaceutiche in questo contesto. Forse la spinta politica non è pari a quella di altri suoi lavori, come il potentissimo The Villageche riveste un ruolo centrale nel cinema post-11 settembre, ma alcuni messaggi di Old arrivano forti e chiari, mentre altri (i più interessanti) si innestano sottopelle, e chissà che non torneremo a parlarne più avanti, magari tra qualche anno. Non sarebbe la prima volta per Shyamalan.

«Credo che non siamo mai arrivati in spiaggia così presto», o forse, in quella spiaggia siamo arrivati troppo presto per poter cogliere tutte le sfumature che potremmo scoprire col tempo...

Old
Usa, 2021, 108'
Titolo originale:
Old
Regia:
M. Night Shyamalan
Sceneggiatura:
M. Night Shyamalan, dal graphic novel di Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters
Fotografia:
Mike Gioulakis
Montaggio:
Brett M. Reed
Musica:
Trevor Gureckis
Cast:
Gael Garcia Bernal, Vicky Krieps, Rufus Sewell, Ken Leung, Nikki Amuka-Bird, Abbey Lee, Kathleen Chalfant
Produzione:
Blinding Edge Pictures
Distribuzione:
Universal Pictures

Una famiglia è pronta a godersi le vacanze, decidendo di passare la giornata in una spiaggia. Ma ben presto si renderanno conto che in quel posto avvengono cose strane e inimmaginabili.

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