Katell Quillévéré

Riparare i viventi

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Il terzo film di Katell Quillévéré è la versione per il cinema dell'omonimo romanzo di  Maylis de Kerangal, un libro di grande successo non solo in Francia (in Italia è uscito per Feltrinelli con il titolo letterale Riparare i viventi e la traduzione di Maria Baiocchi e Alessia Piovanello); il romanzo è stato osannato ma anche molto discusso soprattutto in seguito al caustico commento dello scrittore Richard Millet che ha definito la scrittrice qualcosa che suonava come la romanziera preferita dalla piccola ignorante borghesia internazionale e che per questo è stato addirttura licenziato da Galimard, editore di entrambi gli scrittori.

In ogni caso, tralasciando le polemiche letterarie che tanto spazio hanno torvato sui giornali francesi,  il film è un dramma piuttosto semplice nella struttura con una storia forte e un cast solido, ma, sopratutto, con una precisa, documentata, dettagliatissima parte medica che, raccontata con grande meticolosità, diventa un carattare molto interessante del film (cifra della quale per altro la stessa scrittrice si è fatta vanto come esempio di scrupolo etico). Tutta la vicenda ruota intorno alla donazione di organi e alla possibilità di affrontare una tragedia inaccettabile come la morte di un figlio adolescente grazie, o nonostante, il pensiero che un'altra vita possa continuare - o meno - solo in funzione della scelta che si fa.

Il film parte infatti dall'incidente che coinvolge tre giovani surfer che, sulla strada del ritorno a casa, rimangono coinvolti in un violento scontro sulla strada; l'unico a uscire realmente malandato è Simon le cui condzioni paiono subito disperate e la cui morte cerebrale mette di fatto i genitori di fronte a la scelta radicale di staccare le macchine che lo tengono in vita e di donare i suoi organi. Intanto, in un altro angolo della Francia, una donna cardiopatica ripone ogni speranza di sopravvivere nella possibilità di ricevere un cuore nuovo.

Se un soggetto così ridotto all'oddo poteva essere un punto forte della narrazione, purtroppo però la regista sembra non avere il coraggio di spingere fino in fondo sul coté fortemente mélo che invece è l'aspetto più convincente della prima metà del film e di restare su quei personaggi forti che ruotano intorno alla straziante fine di Simon. Tanto i genitori, interpretati con grande credibilità drammatica da Emmanuelle Seigner e Kool Shen, quanto i medici, Bouli Lanners incaricato di constatare e comunicare la morte del ragazzo, e Tahar Rahim responsabile invece delle procedure legate all'autorizzazione per l'espianto, riescono infatti a reggere e a restituire il senso della tragedia della morte ma anche quello dell'urgenza della vita, e non è cosa da poco.

Poi però il film si perde seguendo mille personaggiuccoli di contorno del tutto irrilevanti nell'economia del dramma mentre i protagonisti della seconda parte (la donna che deve ricevere il cuore espiantato interpretata da Anne Dorval ma soprattutto i figli e quella che dovrebbe essere la sua amante, innamorata, fidanzata) non sono assolutamente né per scrittura né per interpretazione all'altezza degli altri.

Riparare i viventi è dunque purtroppo un film riuscito solo a metà, con buone intenzioni e un apprezzabile vigore che però finisce languendo nel mare forse troppo vasto di un'ambizione di coralità che non giova a nessuno, nè al racconto, nè alla stessa volontà di sensibilizzazione su un tema tanto delicato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Riparare i viventi
Francia, 2016, 103 min
Titolo originale:
Réparer les vivants
Regia:
Katell Quillévéré
Sceneggiatura:
Gilles Taurand, Katell Quillévéré
Fotografia:
Tom Harari
Montaggio:
Thomas Marchand
Musica:
Alexandre Desplat
Cast:
Anne Dorval, Bouli Lanners, Dominique Blanc, Emmanuelle Seigner, Finnegan Oldfield, Monia Chokri, Tahar Rahim
Produzione:
France 2 Cinéma, Les Films du Bélier, Les Films Pelléas
Distribuzione:
Academy Two

Tutto inizia all'alba, il mare agitato e tre giovani surfisti. Qualche ora dopo, sulla strada verso casa, avviene l'incidente. Ormai attaccata alle macchine di un ospedale di Le Havre, la vita di Simon è solo un'illusione. Nel frattempo Parigi, una donna aspetta il trapianto provvidenziale che potrà salvarle la vita.

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