Robert Eggers

The Northman

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Dopo le streghe e le sirene, Eggers affonda ancora una volta la sua ispirazione nelle pieghe oscure del folklore. Questa volta, utilizzando la collaborazione alla sceneggiatura di Sjón Sigurdsson (autore del recente Lamb e dei testi di Dancer in the Dark), si rifà alle leggende norrene perse nella notte dei tempi, note nelle articolazioni principali grazie al filtro di Shakespeare. Ma l’ipertrofico Amleth di Alexander Skarsgård non è l’esistenzialista paranoico che ben conosciamo, quanto un furioso bestione che porta alle estreme conseguenze l’origine revenge della vicenda, esaltandone l’aspetto spettacolare e riuscendo nell’impresa di far sembrare la tragedia seicentesca più moderna di quanto non sia il film.

In The Northman, tuttavia, anche la ricerca della vendetta ha qualcosa di cieco ed erroneo, perché fondata su un senso dell’onore patriarcale nutrito dal testosteronico eroismo maschile, ribadito dalle varie narrazioni succedutesi nel corso dei secoli, responsabili di non aver mai posto il minimo dubbio sulla legittimità del castigo come conseguenza di una grave offesa familiare subita. Nella sua prevedibilità travestita da destino inevitabile (profetizzato da una Björk nascosta da ammennicoli sugli occhi, da un copricapo fatto di covoni di grano e da una penombra complice), tra azioni e reazioni spesso scontate, il lavoro di Eggers presenta in effetti un unico twist nell’incontro vis-à-vis tra il principe defraudato e sopravvissuto e la regina madre che di lui madre non ha mai davvero voluto essere (una Nicole Kidman i cui lineamenti glaciali ben si adattano al clima dell’Islanda e che ha pur sempre soltanto nove anni più di colui che nel film gli è figlio). Si tratta del solo vero momento in cui si giunge a pensare che un risvolto differente sia possibile, ma è un sussulto vissuto per empatia indiretta che si dilegua rapido e sfuggente così com’è arrivato, prima di giungere ugualmente al redde rationem finale, totalmente imbevuto dello sconforto di un eroe fallace che a quel punto pare vendicarsi solo perché la narrazione ― insieme a tutte le narrazioni che lo hanno preceduto come ipotesti di questa ― lo hanno condotto fin lì.

Approdato alla Universal dopo essere stato valorizzato dalla A24, Eggers ha utilizzato con una magniloquenza visiva inedita il grande budget e il cast a disposizione (uniche costanti Anya Taylor-Joy e Willem Dafoe nel ruolo di Heimir il giullare; piccola parte, ma si sa, nella tradizione elisabettiana, come fu per William Kempe e Robert Armin, i fool erano gli attori più versatili del cast). Ha anche modificato sensibilmente il suo stile fatto (in The VVitch e in The Lighthouse) di piani riflessivi e interlocutori, pronti ad accumulare una tensione che spesso rimaneva insatura perché il gioco era tutto basato sull’ispessimento all’interno dei limiti angusti del quadro.

In The Northman la cinepresa si alimenta invece dello stesso ormone della crescita di Skarsgård (che coproduce) e si muove costantemente con inesausta energia a ridosso dell’azione, immergendosi nel fango, nella carne, nel sudore e nel sangue da cui tutto si origina e nello spargimento del quale tutto ha il suo compimento. È un universo ancestrale ferino, quello messo in scena da Eggers, in cui i personaggi ambiscono all’altezza dell’eroismo calandosi nella scatologia di umori e flatulenze per trasformarsi in orsi e lupi con cui avventurarsi alla conquista di una vendetta bestiale. Quest’ultima chiama in causa l’istinto primordiale dell’uomo, di tutti gli uomini, anche degli spettatori, continuamente tirati in ballo dagli sguardi in macchina dei protagonisti, in un’interpellazione continua che nel suo rispecchiamento funge soprattutto da chiamata alla connivenza.

Un mondo tetro e decadente, infarcito dalle consuete e inquietanti deformazioni sonore che animano i mondi di Eggers e sviluppato da una fotografia (del solito Jarin Blaschke) attenta a rendere graficamente peculiari le varie scansioni del racconto (la tendenza monocroma nelle scene di violenza, la prevalente oscurità nelle parentesi mistico-fantastiche, il verde intenso e spazialmente ampio delle parti sentimentali, il rosso bruno dello scontro finale ecc.): un medioevo magico e (a tratti) fiabesco che per vicinanza di realizzazione molti hanno inevitabilmente confrontato con l’imparagonabile The Green Knight.

Ma il confronto non si pone, perché Lowery, allestendo un medioevo cartesiano, sfavillante di colori pastosi e costruito sulla condensazione del tempo, ha di fatto fornito una prospettiva visionaria in grado di fa apparire The Northman un film chiassoso e convenzionale, piuttosto distante dalle suggestioni dei due precedenti lavori di Eggers e più simile al Valhalla Rising di Refn, in cui il binomio rappresentato da azione e brutalità era il sinonimo perfetto di un’epoca considerata cupa e opprimente.


 

The Northman
USA, Regno Unito, 2022, 136'
Regia:
Robert Eggers
Sceneggiatura:
Robert Eggers, Sjón
Fotografia:
Jarin Blaschke
Montaggio:
Louise Ford
Musica:
Robin Carolan, Sebastian Gainsborough
Cast:
Alexander Skarsgård, Anya Taylor-Joy, Nicole Kidman, Ethan Hawke, Claes Bang, Willem Dafoe, Ralph Ineson, Kate Dickie, Björk, Tadhg Murphy, Olwen Fouéré, Ingvar Eggert Sigurdsson, Jon Campling, Murray McArthur, Gustav Lindh, Rebecca Ineson, Eldar Skar, Ian Whyte
Produzione:
Truenorth Productions, Focus Features, New Regency Productions
Distribuzione:
Universal Pictures

The Northman è ambientato all'inizio del X secolo e racconta la storia di una vendetta, quella cercata dal giovane Amleth. Il ragazzo è il figlio del re Horwendil, ma alla morte del padre non ha mai preso il suo posto. Quando era ancora un bambino, Amleth si trovava nel bosco con suo padre, ma a un tratto diversi dardi feriscono il genitore, che gli intima di nascondersi. È così che il ragazzo assiste all'uccisione paterna per mano di suo zio, Fjölnir. Amleth riesce a scappare e mettersi in mare per fuggire via, ma farà ritorno da adulto nella sua terra natia per vendicare Horwendil e salvare anche sua madre, la regina Gudrún.
Nel viaggio per raggiungere le fredde coste che non tocca da anni, Amleth incontra Olga, una giovane a cui il ragazzo rivela il vero motivo per cui è lì: la vendetta e la riconquista del regno. È così che troverà in lei una valida compagna in questa lotta, in cui l'obiettivo è solo uno: uccidere Fjölnir.

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