Sandra Wollner

The Trouble with Being Born

film review top image

«Tristezza automatica: un robot elegiaco»
(Emil Cioran)

Uno schermo scuro. In sottofondo si sente il sibilo del vento e un vociare indistinto. Dopo poco si aggiungono altri suoni: il rumore di passi nel bosco e il gracchiare dei grilli si mescolano con le note fantascientifiche di una lingua robotica. Dall’oscurità iniziano ad emergere dei fosfeni. L’immagine si fa via via più nitida. Siamo in un bosco e attraverso un piano sequenza la macchina da presa si sofferma sugli arbusti, sui ramoscelli, sui tronchi degli alberi. Poi, all’improvviso, il sentiero si apre in una radura: si è venuti al mondo.

È questa la sequenza iniziale di The Trouble with Being Born, lungometraggio di Sandra Wollner presentato nella sezione Encounter della 70ma Berlinale (dove vinse il Premio speciale della giuria) e distribuito in questi giorni da Mubi. È proprio il tema dell’insofferenza verso l’esistenza il nodo concettuale attorno al quale ruota l’intera pellicola e se il titolo è un rimando diretto all’omonimo testo di Emil Cioran (pubblicato in Italia come L’inconveniente di essere nati), Wollner segue il nichilismo angoscioso del filosofo urlatore solamente in termini allusivi e metaforici. Se per Cioran il non essere è un abisso inevitabile dove la vita è una disgrazia e la nascita una sciagura, la regista austriaca decide di affrontare il nichilismo mostrando un’umanità sola, abbandonata a se stessa e costretta a convivere con i propri fantasmi tecnologici. In particolare, il film racconta le vicende di Elli, androide dalle sembianze di una ragazzina ma del tutto privo di coscienza, che trascorre le giornate accanto all’uomo, Georg, che l’ha programmata e che ha imparato a chiamare “papà”. I due vivono in una villetta fuori città, fanno lunghe nuotate nella piscina, dialogano di questioni superficiali e talvolta Elli racconta al padre-demiurgo i suoi ricordi confusi e frammentati.

A differenza di altre pellicole che affrontano un tema simile, a Wollner non interessa mostrare il percorso di iniziazione alla vita senziente dell’androide. In The Trouble with Being Born non c’è nessun David (A.I. - Intelligenza artificiale) e nessun Pinocchio, anzi, lo sguardo della regista, stilisticamente vicino ad autori come Reygadas (per le atmosfere da art film e per la focale che spesso sembra sdoppiare i soggetti), Dumont (la fotografia ricorda la matericità e i colori di Hors Satan) e Lanthimos (la camera segue in modo voyeuristico i personaggi da una distanza di sicurezza tramite lunghe carrellate laterali come accade in molti lavori del cineasta greco), si sofferma proprio sull’ambiguità troppo umana del rapporto con Elli.

Avvicinandosi alle intuizioni della prima stagione di Westworld, l’umanità rappresentata nel film risulta inquietante non per la deriva distopica con cui si relaziona alla tecnologia, bensì per il fatto di non potersi più nascondere mascherare le proprio pulsioni dietro alla patina della civiltà: il desiderio di Georg, per esempio, non è semplicemente rivolto al corpo cibernetico di Elli (e per questo non si esaurisce nelle scene incestuose), ma è sempre rivolto verso un di-più che va oltre il principio di piacere e che nemmeno una lunga serie di deviazioni orali e corporee riescono a soddisfare. Il nichilismo di Wollner, e in questo senso si può ravvisare un legame flebile con gli aforismi di Cioran, è più profondo e drammatico poiché la figura dell’androide è ridotta ad oggetto di una volontà, quella umana, che usa l’Altro per spingere il proprio godimento al di là di ogni limite. Ecco, dunque, che lo statuto ontologico di Elli è solo un pretesto usato per mettere in scena lo smarrimento dell’uomo, la trasvalutazione dei valori e la perdita di ogni riferimento simbolico.

Dio è morto, tutto è concesso, e la caduta dell’umanità inizia proprio da qui.


 

The Trouble with Being Born
Austria, Germania, 2020, 94'
Titolo originale:
The Trouble with Being Born
Regia:
Sandra Wollner
Sceneggiatura:
Sandra Wollner, Roderick Warich
Fotografia:
Timm Kröger
Montaggio:
Hannes Bruun
Musica:
David Schweighart, Peter Kutin
Cast:
Lena Watson, Dominik Warta, Ingrid Burkhard, Jana McKinnon
Produzione:
Panama Film
Distribuzione:
MUBI

Elli è un androide e vive con un uomo che chiama papà. Passano l’estate a nuotare, finché la sera l’uomo non la porte a letto. Elli condivide i ricordi di lui e qualsiasi altra cosa venga programmata per sapere. Eppure una notte entra in un bosco seguendo un’eco evanescente.

poster